Una band svedese. Di Stoccolma, per essere precisi. Dedita al death/doom metal.
Katatonia? No. October Tide? Nemmeno.
In questa sede siamo a narrare le gesta di una band spesso sconosciuta persino tra i più tenaci estimatori di questa frangia del doom metal. Stiamo parlando degli Slumber, formazione purtroppo per tutti assai poco prolifica ma che, nella sua breve carriera, ha saputo pubblicare un inaspettato pezzo da novanta, in grado non solo di colpire l’ascoltatore e diventare in breve una chicca capace di coinvolgere e stupire un’ampia varietà di pubblico per la caleidoscopicità della sua proposta, ma anche di sollevare ben più di un singolo interrogativo quanto alle sorti di tale combo e al perché a così tanto talento in formato CD non sia mai seguito un secondo capitolo parimenti all’altezza. Ripercorriamo quindi le tappe della fulminea esistenza di questo oscuro combo…
DREAMSCAPE Formatisi nel 2002, gli Slumber nacquero dall’unione di alcuni musicisti svedesi e iraniani residenti nel paese scandinavo, pieni di entusiasmo e non certo privi di talento, nonostante potessero contare solamente (e solo in parte) su brevi esperienze all’interno di gruppi altrettanto sconosciuti. I primi anni della band sono, come spesso accade nell’underground, piuttosto prolifici: due sono le demo che, a distanza ravvicinata, i nostri portarono fin da subito alle stampe: Dreamscape, un autoprodotto uscito nel giugno 2002, e Seclusion, licenziata un anno esatto dopo dalla piccola etichetta nederlandese New Aeon Media. Quanto proposto dalla formazione, al netto di una produzione e di una tecnica non sempre perfette, sa già attrarre un po’ d’attenzione tra gli ascoltatori che bazzicano tra le uscite emergenti e convince anche per la maturità e fluidità già dimostrata dai suoi ben sei membri: Siavosh Bigonah (voce), Jari Lindholm (chitarra e voce), Markus Hill (chitarra), Ehsan Kalantarpour (tastiere), Mikael Brunkvist (basso) e Ted Larsson (batteria). Dopo sei mesi d’attesa, i nostri si riuniscono in studio per ri-registrare quanto finora prodotto (con l’esclusione della sola Labyrinth, appartenente alla prima demo), andando così a rifinire e lucidare una gemma ormai pronta ad essere mostrata al mondo. Il risultato è Fallout, album certamente limitato dalla mera durata di un EP (di soli 37 minuti, il suo minutaggio), ma capace ancor oggi di brillare di luce propria, nonostante contenga al suo interno solamente un, omonimo, brano inedito. L’atipico successo di questa atipica band risiede proprio all’interno di questa atipica produzione, giudicata con favore da numerosi media e critici internazionali per il suo death/doom energetico ma non privo di melodia e atmosfere evocative, eppure ai più ancora poco conosciuta. Non sono infatti rari i casi in cui anche agli appassionati più accaniti del doom questo platter sia negli anni finito tra le mani un po’ per caso (nonostante il fatto che, oltre che alla versione pubblicata dall’olandese Karmageddon Media -label all’epoca anche di Thyrfing e Primordial-, Fallout fosse stato distribuito anche dalla Candlelight Records USA). Pertanto, esso ha saputo mantenersi negli anni vero diamante ignoto e nascosto ai più, rendendo così ulteriormente più marcata la sorpresa ad ogni suo ascolto, anche da parte di metallari maggiormente devoti ad altri, seppur affini, generi. Difficile difatti rimanere indifferenti di fronte al turbine di emozioni suscitate dal susseguirsi fluente di tracce che sembrano voler battagliare tra loro quanto a quale rappresenti la vetta compositiva e qualitativa del full-length, in grado di marcare con chiarezza il talento già maturo e il potenziale enorme della formazione scandinava.
DISTRESS Tutti i giusti presupposti per fare il botto e ottenere un giusto e meritato successo, quindi, agli Slumber certo non mancavano. Eppure, dopo Fallout, a lungo il silenzio si mantenne sulle sorti e vicende della band. Per questo, entusiasmo e fermento destò il loro tanto atteso annuncio, nell’aprile 2009, di aver completato la scrittura di un nuovo platter, intitolato Resonance, contenente 10-12 brani per una durata totale di circa 50 minuti, e di aver già prenotato uno studio di Skara (il medesimo di Fallout), città nel sud della Svezia, per completarne la sua registrazione nel settembre del medesimo anno, visto che la sua pubblicazione era stata prevista per l’inizio del 2010. Qualche perplessità, ma forse non troppa, seguì invece i due comunicati estivi del combo: a giugno, assieme alla line-up del disco ed ad una sua breve preview iniziale, gli Slumber fecero sapere al proprio pubblico che le registrazioni erano state rinviate di un mese, mentre ad agosto, onde evitare qualsiasi malelingua, pubblicarono sulla propria pagina MySpace prima una versione grezza del brano Atoma, seguita da un’anteprima della traccia Skylight, per garantire ai propri supporter la genuinità del progetto su cui stavano lavorando. Nell’ottobre dello stesso anno, tuttavia, venne annunciato l’abbandono, per motivi personali, del batterista Ted Larsson con conseguente, ulteriore slittamento delle registrazioni a gennaio e dell’uscita del full-length nella tarda primavera dell’anno seguente. Nel gennaio 2010, infine, gli svedesi pubblicarono degli scatti delle sessioni di registrazione in studio, confermando nel febbraio seguente il completamento delle parti strumentali e assicurando una pronta conclusione del tutto entro fine mese, con l’aggiunta della voce e l’ultimazione del missaggio. Poco dopo, una versione demo a titolo Resonance viene data alle stampe. Essa è tuttavia un autoprodotto e contiene solo tre tracce, decisamente troppo poco vista la carne al fuoco. Poi, di nuovo un lungo, inquietante silenzio.
Il 2 gennaio 2011, la doccia fredda: gli Slumber non esistono più, salvo per qualche sparutissima e rara esibizione live che di lì a poco ingannerà a tratti i tanti fan ancora piuttosto scossi dalla notizia, quanto ad un loro possibile ritorno. Nondimeno, i suoi musicisti non intenderono affatto appendere gli strumenti al chiodo e ritirarsi a vita privata. Pertanto, approfittarono proprio dell’annuncio dello scioglimento della band per comunicare subito al mondo quelle che, perlomeno sulla carta, sarebbero dovute divenire le due fenici pronte a rinascere dalle sue ceneri ancora ardenti: da un lato, gli Atoma, capitanati da Ehsan Kalantarpour, già pronti a battere il chiodo ancora caldo con album, praticamente completo, a loro nome, che null’altro conteneva che i materiali inizialmente creati per Resonance in versione album (premonitrice divenne, in quel momento, l’omonima traccia inclusa nella sua versione demo). Dall’altro, Jari Lindholm ed un progetto ancora senza nome, ma apparentemente ugualmente vicino all’ultimazione di un proprio full-length.
WHERE NOTHING WAS LEFT Cosa rimane oggi, dunque, degli Slumber e del loro innegabile talento? Decisamente meno di quanto si potesse sperare. Degli Atoma, la costola che ne è andata a raccogliere il maggior numero di membri, dopo una buona release quale Skylight (2012), capace di convincere più d’uno all’interno del vecchio zoccolo duro di fan di slumberiana memoria, nonostante uno stile maggiormente vicino ai lidi post metal e meno guitar oriented di quanto fino a quel momento proposto ed un sound decisamente più sci-fi, praticamente più nulla si sa. Un laconico comunicato ormai vicino ai quattro anni d’età svetta ancora sulla loro pagina Facebook, ricordando ai nostalgici il giorno in cui la formazione annunciò, nonostante un nuovo album fosse già in avanzata fase di scrittura, una pausa a tempo indefinito legata alle necessità personali del cantante Ehsan Kalantarpour e del bassista Siavosh Bigonah di studiare e formarsi per tutelare il futuro delle proprie famiglie, immigrate in Svezia (i due, come detto, sono di origine iraniana), contro “l’ascesa del nazionalismo e razzismo in Europa”, dichiarazione nel frattempo divenuta quasi profetica. Da allora, pressoché nulla di certo è stato più dichiarato da alcuno dei suoi membri, fattore che risulta non particolarmente promettente quando si va a valutare la probabilità di un possibile ritorno sulle scene del gruppo. Più fortunata e prolifica è stata invece l’avventura del chitarrista Jari Lindholm che, partito in solitaria con i suoi Enshine, è stato in breve affiancato dal cantante e polistrumentista francese Sebastien Pierre in quale, divenuto elemento fisso e portante della line-up del progetto, ne ha garantito quella continuità e stabilità che gli ha permesso di portare finora alle stampe due full-length di ottima caratura, Origin (2013) e Singularity (2015), all’interno dei quali non sono mancate collaborazioni esterne di diversi ospiti, inclusa quella del già citato Siavosh Bigonah, anche se mai è apparsa essere nelle corde del duo Jari/Sebastien l’idea di allargare la formazione per renderla una band vera e propria, capace di dimostrare il proprio valore con costanza anche in sede live. Dal punto di vista strumentale, rimane indubbio come la creatura Enshine si avvicini indiscutibilmente più degli Atoma a quanto proposto negli anni dagli Slumber, facendosi fautrice di un death/doom melodico con ibridazioni elettroniche e sbavature rock convincente e piacevole.
Allo stesso modo, tuttavia, ancora oggi non è possibile esimersi dal provare una decisa sensazione di amaro in bocca ogni qualvolta si ripensi agli Slumber, poiché, per quanto di chiaro valore se considerate singolarmente, nessuna delle sue ‘attuali’ anime è finora apparsa in grado di rievocare con il medesimo successo quanto creato negli anni dal combo di Stoccolma, né sembra essere riuscita, nell’immediatezza del suo scioglimento, a raccoglierne pienamente l’eredità lasciata in sospeso, fallendo in parte nell’impresa di dar vita al tanto di non completato e non scritto già accennato in quel Resonance mai diventato vero e proprio album. L’universo Slumber, presumibilmente, non sarà mai di questo mondo.
DISCOGRAFIA SLUMBER Dreamscape (Demo, 2002) Seclusion (Demo, 2003) Fallout (2004) Resonance (Demo, 2010)
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