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17/01/25
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EPICA + POWERWOLF + BEYOND THE BLACK - Live Club, Trezzo sull'Adda (MI) - 18/01/2017
22/01/2017 (2738 letture)
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L'immagine dell'esterno del Live Club di Trezzo sull'Adda poco prima dell'apertura dei cancelli è eloquente: una lunga fila di gente impaziente.
Nonostante un bill quanto meno inconsueto, l'accoppiata Epica/Powerwolf ha indubbiamente riscosso un grande successo, tanto che l'affluenza è stata piuttosto vicina al sold out.
Alle 19 in punto il pubblico iniziare lentamente ad entrare e alle 19.30 -in perfetto orario- inizia il concerto dei Beyond the Black
BEYOND THE BLACK I Beyond the Black sono quello che si dice una bella scoperta. Perché non è una sfida da poco calcare un palco del genere se sei un gruppo attivo da poco più di due anni, che ha cambiato cinque sesti della formazione pochi mesi fa e la tua leader ha 21 anni. La band è infatti la creatura della singer Jennifer Haben, giovanissima cantante tedesca che si è da poco ritrovata a ricostruire una formazione da zero, dopo che nel giugno del 2016 si è appunto ritrovata improvvisamente da sola alla guida di un combo pressoché fantasma. La nuova line-up appare comunque già piuttosto solida e rodata, complice anche la presenza di musicisti più navigati come il chitarrista Christian Hermsdörfer (Serenity) e, di fronte ad un pubblico già parecchio folto, i Beyond the Black danno il via alla loro primissima esibizione italiana con Lost in Forever, titletrack del loro secondo disco, recentemente ri-pubblicato da UDR per garantirne una diffusione internazionale. I suoni sono ben bilanciati e permettono un discreto impatto di una band che ovviamente ha già un alto livello di professionalità, soprattutto la citata Jennifer, che -oltre a coinvolgere molto il pubblico- è autrice di una prova vocale precisa. I brani proposti sono gradevoli e vari: il loro symphonic metal ha un'attitudine molto rock, anche se non mancano brevi incursioni folk (Shine and Shade). Il tutto è volto a creare una proposta molto diretta ed orecchiabile, anche se -come spesso accade- molto influenzata da altri ben più noti nomi del genere. Si tratta comunque di un gruppo da tenere d'occhio perché nonostante il già buon livello, i margini di miglioramento (in termini di originalità della proposta) sono ancora molto ampi.
POWERWOLF Definire i Powerwolf un gruppo d'apertura sarebbe decisamente riduttivo. In questo tour, infatti, la band tedesca è una sorta di co-headliner degli Epica, al punto che in alcune date in patria sono stati proprio loro a chiudere la serata. A prima vista sarebbe stato anche lecito domandarsi quanto potesse funzionare l'accoppiata con gli olandesi, trattandosi di due gruppi dal sound molto diverso e che non hanno esattamente una fanbase in comune. Dai movimenti della folla alla fine del concerto è infatti parso abbastanza chiaro che molti fossero accorsi al Live Club solo per la loro esibizione, ma -considerando comunque la sala piena durante entrambi i concerti- pare che la scommessa degli organizzatori sia stata vinta. Come prevedibile, in questa sede i Powerwolf hanno messo in piedi lo show che tutti i loro fan si sarebbero aspettati: istrionico, coinvolgente ed intenso. Chiaramente le canzoni del combo teutonico non sono esattamente un modello di originalità o di varietà, ma l'approccio heavy, i modi ossimoricamente sospesi tra il solenne e lo scanzonato e la capacità di dialogare con il pubblico hanno grande efficacia in sede live. Come se ciò non bastasse, anche la scenografia e l'aspetto dei musicisti sono apparse curatissime, con addirittura due tastiere in zone diverse del palco montate su stand a forma di aquila dorata e ovviamente un pesante face-painting di tutti i membri. Ancor prima dell’inizio del concerto, salta però subito all'occhio l'assenza di un bassista. Il quattro corde è infatti inserito in base, mentre Charles Greywolf (che lo suona su disco) si occupa della chitarra insieme al collega Matthew Greywolf. Si comincia dunque con Blessed & Possessed e Army of the Night, combo che fa capire come il concerto sarà imperniato -come prevedibile- su pezzi anthemici e cantabili. Attila Dorn dimostra di essere un cantante più che valido anche live e instaura subito un ottimo rapporto con un pubblico, esaltato dai continui proclami sul metal e su come loro siano dei predicatori della miglior musica del mondo, metodo forse un po' ri-trito, ma non è poi un peccato far uscire ogni tanto anche l'anima "true", se non ci si prende troppo sul serio. Chi invece ha preso sul serio il ruolo di intrattenitore è il tastierista Falk Maria Schlegel, che passa una metà del concerto dietro le sue due postazioni e l'altra a correre per il palco ed arringare la folla. Quasi tutte i pezzi proposti sono ovviamente tirati (Coleus Sanctus, Resurrection by Erection), ma non manca anche un episodio più mid-tempo come Let there Be Night, giusto per far prendere ai presenti un attimo il fiato, nonché momenti dedicati a far cantare il pubblico, che dà il meglio di sé su Armata Strigoi, durante la quale Attila diventa quasi più il direttore di un coro, che un cantante per sè. Chiude la serata la scatenatissima We Drink Your Blood che regala un'ultima scarica di adrenalina e lascia gli astanti carichi per gli Epica.
EPICA Sono le 22 quando, dopo un lungo via vai di tecnici indaffarati, si spengono le luci e partono le note di Eidola, l'intro del nuovo The Holographic Principle, seguito da Edge of the Blade ad aprire effettivamente il concerto, seguendo come di consueto la tracklist del disco. Fin dall’inizio, l’impatto live degli Epica è come sempre molto intenso, e in questo caso contribuiscono molto dei suoni bilanciati a puntino, con entrambe le chitarre ben udibili e la sezione ritmica in primo piano. Simone, come sempre elegantissima, è apparsa fin da subito molto concentrata e, pur non essendo forse al top della sua condizione (in date passate aveva reso di più), è riuscita comunque a fornire una prestazione assolutamente all'altezza, con l'unico difetto di venire talvolta un po' soffocata dai numerosi cori presenti in base. D'altronde, è proprio questa sfida principale che devono affrontare gli olandesi durante i live: rendere dal vivo degli arrangiamenti di grande complessità. Il modo migliore per farlo è ovviamente cercare di limitare quelli presenti in base, anche se chiaramente ciò non è sempre possibile e questi rimangono spesso decisamente preponderanti. In tal senso, ha un gran da fare anche il tastierista Coen Janssen, che per l'occasione sfoggia una tastiera posizionata su un supporto in grado di muoversi lungo il palco su un binario, dettaglio simpatico che gli permetterà di interagire ancora di più con la folla. Dopo A Phantasmic Parade, i nostri fanno ritorno al loro primo disco The Phantom Agony, con l'ottima Sensorium, che fa emergere tutte le differenze tra gli Epica di ieri e quelli di oggi. Divide & Conquer mette invece molto in evidenza il growling di Mark Jansen, tutt'oggi non fenomenale, ma in fase di miglioramento ogni anno che passa. Il chitarrista olandese è stato tra l'altro autore di diversi simpatici siparietti con il pubblico italiano, peraltro cercando -con risultati altalenanti- di parlare la nostra lingua, essendo da qualche anno residente in Sicilia. Si ritorna poi indietro a Requiem for the Indifferent con Storm the Sorrow, le sue melodie catchy e un'ottima prova della Simons per quella che è -a tutt'oggi- la canzone più utilizzata in sede live, nonostante provenga da un disco ultimamente un po' trascurato. The Essence of Silence (da The Quantum Enigma) rialza subito il tiro e permette ad Ariën van Weesenbeek e Rob van Der Loo di dimostrare le loro notevoli capacità tecniche a batteria e basso, creando un ensemble ritmico che sta diventando sempre più il cuore pulsante del gruppo Orange. Per quanto il live sia oggettivamente (e giustamente) incentrato sul nuovo full-length, gli Epica hanno comunque cercato di non trascurare nessun episodio di una discografia che inizia a diventare piuttosto lunga, ragion per cui compare in scaletta anche The Obsessive Devotion (tratta da The Divine Conspirancy), traccia che permette al di là della solennità di far riposare un po' la voce di Simone, qui decisamente meno impegnata. Ascension - Dream State of Armageddon e Dancing in a Hurricane riportano il focus su The Holographic Principle in maniera piuttosto gradita, mostrando durante la loro esecuzione sia le grandi abilità solistiche di Isaac Delahaye alla chitarra, che l'affiatamento di un gruppo che non solo dialoga costantemente con il pubblico -anche a gesti- ma che si diverte sul palco in maniera evidente e non così scontata. Unchain Utopia ci riporta momentaneamente su lidi più easy listening ma è solo un preludio all'immancabile Cry for the Moon, che è da sempre non uno dei, ma "il" pezzo fondamentale dei live degli Epica, in tutte le sue molteplici versioni. I nostri abbandonano poi il palco per esservici però richiamati poco dopo. Ad anticipare il resto del gruppo è uno scatenato Coen Janssen che, dotato di keytar, prima dà il via a Sancta Terra e poi si concede prima una passeggiata tra il pubblico e poi addirittura una scampagnata sul bancone del bar del Live Club fino a metà sala, mentre gli altri musicisti eseguono il pezzo quasi ignorati dalla folla. Beyond the Matrix è infine l’ultima track di The Holographic Principle selezionata per questo live, cantata a gran voce da tutta l'audience, prima che gli Epica salutino tutti con la classica Consign to Oblivion, durante la quale parte finalmente un accenno di quel circle pit che la band aveva cercato di innescare per tutta la durata del concerto. Si conclude così dopo poco più di un'ora e mezza un live piacevole ed intenso, ma d'altronde è ormai difficile vedere una formazione così rodata suonare male o in maniera insoddisfacente, e il pubblico italiano sembra averlo capito, garantendo un'ottima presenza numerica e un grande calore.
SETLIST EPICA 1. Eidola (Intro) 2. Edge of the Blade 3. A Phantasmic Parade 4. Sensorium 5. Divide & Conquer 6. Storm the Sorrow 7. The Essence of Silence 8. The Obsessive Devotion 9. Ascension – Dream State of Armageddon 10. Dancing in a Hurricane 11. Unchain Utopia 12. Cry for the Moon
---- ENCORE ---- 13. Sancta Terra 14. Beyond the Matrix 15. Consign to Oblivion
Tutte le foto a cura di Anna Rosa “annie” Lupo e Luca Monti "Luke25"
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@Azaghthoth: Ora non voglio fare a tutti i costi l'avvocato difensore degli Epica, ci mancherebbe, però nel loro caso particolare, se togliessi le orchestrazioni resterebbe comunque una base metal piuttosto pesante per la media del genere (a partire quantomeno da Design Your Universe). Due membri (batterista e chitarrista solista) arrivano dai God Dethroned dove suonavano death, e si sente nell'approccio che hanno anche in casa Epica (blast beat a profusione, assoli veloci, tremolo picking, riffing death ecc ecc), il bassista Rob van der Loo è un virtuoso dello strumento che in progetti come i Mayan ripeteva dal vivo tranquillamente parti incise su disco da gente come Thesseling. Insomma, siamo ben lontani dal karaoke, poi sì, ci sono pro e contro nell'uso delle basi, ma come si diceva già in commenti precedenti: il tastierista non ha 20 mani e le orchestrazioni sono una parte integrante delle composizioni, non si possono sicuramente eliminare. Non capisco il paragone con i Motorhead, sono due generi totalmente agli antipodi e approcci totalmente diversi, che ti piacciano di più questi ultimi è totalmente legittimo, sono la storia della musica, però le necessità tecniche per genere e tipo di musicisti sono palesemente diverse. |
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Dal vivo immagino usino tante basi, ma come composizioni non c'è paragone con tanti altri gruppi del genere che fanno praticamente pop dai... |
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I gusti son gusti e non si discutono, ma l'impressione che ho io con Epica, cosi come Nightiwsh, Within Temptation, Amaranthe e compagnia, e' che se gli toglie effetti, basi e puttanate varie resti ben poco. Mi sembrano il trionfo del fumo sull'arrosto. Mille volte meglio i Motorhead che senza tante palle facevano concerti della madonna anche se li avessero messi in birreria |
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Ok è vero,metal in senso stretto no anche percèhè è il genere che più si oppone,però se consideri band hard rock o hair metal negli anni '80-90 di casi di playback ne sono successi,quindi là c'era maggior richio di karaoke,poi sono d'accordo che adesso stiano esagerando con l'utilizzo delle sovraincisioni per rendere tutto il più epico possibile e ti do assolutamente ragione perchè snatura la musica stessa |
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non certo nel metal, e se gli epica non fanno karaoke di questo passo ci arrivano presto.. Se non loro la prossima new sensation |
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Premetto che le sovraincisioni non fanno impazzire neanche me,ma per come la vedo io è molto più da karaoke il playback,e se non sbaglio con quello hanno iniziato proprio 20-25 anni fa |
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20/25 anni fa, un gruppo metal pieno di sovraincisioni l'avrebbero preso a pomodori e bottiglie e non potrebbe mettere piede ad un festival serio. Ora invece tutti a elogiare quanto sono bravi. Continuate cosi e avremo il karaoke metal. D'altrone gia abbiamo rj dio in ologramma... |
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Vero @Riccardo, io i Sabaton li ho visti due volte e li apprezzo, ma anche a loro rimprovero i cori registrati sui ritornelli...questo perché i cori sono (quasi) tutto nella loro musica! Ecchepiffero, impegnatevi a cantare tutti come si faceva negli anni 70... Argomento Blind Guardian: benché siano uno dei miei gruppi preferiti non li vedo dal vivo da piú di dieci anni. "Ai miei tempi" non usavano nessuna base, facevano cantare il pubblico. La resa live era infatti ben diversa da quella da studio, però li apprezzavo anche per questo. Tra i piú "onesti" citerei sicuramente i Dream Theater che suonano praticamente tutto...e se ce la fanno loro a riproporre la loro musica... |
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@JC: sono d'accordissimo con te. E domani vado a vedere i Sabaton, che hanno tastiere registrate per tutto il concerto... |
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Beh cavoli, un conto inserire l'orchestra campionata ed i cori, ma il basso no.....comunque quello delle basi registrate, le orchestrazioni etc...è il grosso problema di tanti, Blind Guardian in primis... |
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@JC: D'accordissimo! Infatti apprezzo molto di più quei gruppi che magari decidono di non avere un bassista in formazione ma comunque si appoggiano a dei professionisti per registrare e suonare dal vivo (tipo i Blind Guardian), ma così per scelta -anche live- tipo il caso dei Powerwolf non è il massimo! |
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Assolutamente @Room, io sono un musicista (dilettante) e quindi conosco benissimo le difficoltà di coordinarsi con una base, anche perché ormai le si usano anche nei concerti al pub. Il motivo della mia idiosincrasia non é legata al fatto della difficoltà tecnica ma proprio al disagio che mi danno questi artifici. Il concerto dal vivo per me ha da essere dal vivo. Poi, sarai d'accordo con me, che se si arriva a mettere in base il basso, non il clavicembalo o il coro polifonico, c'é qualcosa che non va... |
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@JC: La tua è una considerazione interessante, alla fine per quanto riguarda le basi purtroppo bisogna scendere a compromessi. Tieni conto che per suonare live tutti i "layer" di tastiera e tutti i cori dei loro dischi gli Epica avrebbero bisogno di 5 o 6 tastieristi, e un coro di almeno 7/8 elementi. Ovviamente gli arrangiamenti delle tastiere sono molto più scarni che sul disco, ma pure così, qualche base dev'essere usata per non snaturare totalmente i pezzi. Però dai, dà anche la misura della capacità di tenere il tempo di questi musicisti, pensa anticipare o ritardare un passaggio di mezzo secondo con tutta quella roba registrata che va comunque avanti! |
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Non c'ero con mio rammarico; mi piacciono infatti molto sia Epica che Powerwolf e ho già visto entrambe le band piú volte. L'unico appunto che vorrei fare é che non mi va giú questa attuale "moda" di usare basi registrate. Perfetto, lo fanno praticamente tutti, per i cori, per le basi orchestrali o tastieristiche...a me non piace. I Powerwolf poi usano le basi per il basso...una esagerazione, davvero. Mi piace la loro musica e dal vivo sono tra le migliori band che abbia mai visto, divertenti e trascinanti, però, questa cosa mi infastidisce davvero |
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Non sono riuscito ad esserci a causa degli impegni ma ho cercato fino all'ultimo anche perchè penso che difficilmente si ripeterà,sia perchè i Powerwolf difficilmente passano in Italia,sia perchè una serata con due coheadliner del genere accade molto raramente...non mi meraviglia che i Beyond the Black non abbiano deluso sia perchè sono preparati sia perchè aprire una serata del genere era una responsabilità non indifferente |
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interessanti i beyond the black |
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Li avevo già visti anche io l'anno scorso sempre a trezzo e posso riconfermare che dal vivo gli epica sono un gran gruppo. Affiatissimi e grande show Scaletta bomba (però non aver pescato nulla da "design your universe"...) Personalmente ho trovato ben bilanciati i suoni (ero davanti) Bene Simone anche se con qualche piccola sbavatura (che ci sta) mi è piaciuta anche la prova di Mark al microfono Non è uno dei migliori growler in circolazione ma secondo me è migliorato parecchio Unica nota stonata la bacchetta della batteria che mi è stata brutalmente strappata di mano, ma mi rifarò |
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@Painkiller: Grazie per il feedback! Dietro i suoni erano più bilanciati (almeno, dov'ero io) però più ci si avvicina al mixer e più è normale che sia così Specifico: Simone non è che mi sia dispiaciuta eh, però ricordo ancora più positivamente l'esibizione della scorsa volta a Trezzo dove era stata davvero perfetta |
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Serata stupenda, che ho aspettato per mesi e mesi. I Beyond the Black sono stati anche per me una bella scoperta, visto che non li conoscevo; nulla di innovativo, ma piacevoli. Buona e divertente la performance dei Powerwolf, impeccabile per quanto riguarda l'interazione con il pubblico. In quanto agli Epica, era la prima volta che assistevo ad un loro concerto e sapevo che Simone non è sempre perfetta sul palco, ma stavolta era vocalmente in serata. Oltre alla performance in sé, mi ha colpita positivamente l'affiatamento di tutti e sei i componenti, davvero molto uniti. |
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Ah, se avete sentito qualche urlo sugli altri ora sapete chi è a farli 😁 |
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@Room 101: d'accordo su tutto, bel report, tranne sui suoni.... ero lì davanti e ciò che è mancato (a parte i cori che, specie all'inizio, coprivano la voce di Simone) sono state proprio le chitarra. Dalla mia posizione si sentivano benissimo coi Beyond the black ed I Powerwolf mentre con gli Epica erano coperte dal resto....forse più indietro era meglio ma lì davanti no. Comunque bravissimi tutti, sorpresa i beyond the black (concordo con te che richiamino di continuo ad altre band, ma cavoli che ritornelli, non escono dalla testa) coi Powerwolf che alla lunga però annoiano. Secondo me Simone (terza volta che vedo gli Epica) ha cantato moooolto bene. |
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