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BETWEEN THE BURIED AND ME - Viaggi nel tempo.
19/07/2015 (3209 letture)
L’incredibile Coma Ecliptic ci ha ucciso nei suoi 68 minuti di Musica progressiva e senza confini. Un ascolto prolungato nel tempo con effetti collaterali notevoli: partecipazione al viaggio temporale a ritroso nel tempo, distaccamento dalla realtà e fasi di ovattamento acustico-mentale. Immagini incantate e repentine visioni caotiche e disturbanti. Un mantra di pongo e visioni, tutte convertibili in mini-viaggi elettrici densi e colmi di note spaziali. Ma l’intervista con Thomas G. Rogers non è a base di complesse parabole fantascientifiche, quanto più di un dialogo "vero", basato tra due persone che condividono le stesse passioni. Il piano è semplice: fatevi rapire dal lungo viaggio nel coma, tra suoni e colori, poi rilassatevi leggendo cos’ha da dirci il cantante-tastierista americano!

Riccardo C. Ferdenzi: Ciao Tommy, come stai? Puoi introdurre ai lettori il concept dietro Coma Ecliptic ?
Thomas G. Rogers: Ciao Rik! Mah tutto bene e tu? Stiamo programmando un sacco di interviste e sono giorni intensi. Per quanto riguarda Coma, posso dirti che è un album incentrato sul viaggio. Un viaggio particolare in cui il nostro protagonista, in coma, rivive le sue passate esperienze e non solo: compie un viaggio attraverso le sue vite precedenti. Il viaggio ha un corso preciso e programmato che si snoda attraverso le 11 canzoni che compongono l’album, che sono tutte incentrate sui viaggi mentali del nostro protagonista. Il concept è un insieme di piccole storie, diciamo, che sconfinano con un finale particolare in cui il personaggio scopre che il suo coma è in realtà un sogno…

Riccardo C. Ferdenzi: Dimmi un po’: l’esperienza alla NASA è stata d’aiuto per la composizione delle idee-base per il nuovo album?
Thomas G. Rogers: Ha-Ha-Ha, sì assolutamente! Siamo stati li qualche mese fa. Il lo quartier generale è un posto incredibile… fantastico, direi. Si respira un’atmosfera quasi surreale, anche se si è circondati da luci, macchinari e un sacco di operatori. Un caos calmo, mi verrebbe da dire. Ovviamente l’esperienza è stata utile per canalizzare alcune idee in Coma Ecliptic.

Riccardo C. Ferdenzi: Ho recensito personalmente Coma Ecliptic e lo trovo un lavoro brillante. Probabilmente il vostro album migliore, sotto certi aspetti. Secondo te quali sono le principali differenze rispetto all’esperienza di Parallax?
Thomas G. Rogers: La differenza è sostanzialmente il voler evolversi nella giusta direzione. Per giusta intendo, ovviamente, la naturale progressione. Dal periodo di Parallax è passato ormai parecchio tempo, noi siamo invecchiati e le cose nel mondo sono cambiate. La necessità di seguire il flusso musicale che sentivamo di dover esprimere ha portato alla nascita del nuovo album, decisamente diverso dai precedenti, sebbene strettamente legato alla tradizione dei Between the Buried and Me.

Riccardo C. Ferdenzi: Durante l’ascolto non nego di aver sperato in un acuto alla Bruce Dickinson, com’era avvenuto anni fa su Aspirations ma -ahi me- niente da fare!
Thomas G. Rogers: Ha-Ha-Ha! Beh, in effetti sono passati un po’ di anni da quel brano, che reputo sempre un bel pezzo. Effettivamente non è uscito nulla di simile neanche questa volta, per il futuro invece… mai dire mai!

Riccardo C. Ferdenzi: Anche se Coma Ecliptic non è certo un album felice con un finale hollywoodiano, devo dire che -questa volta- ho trovato la musica più limpida e luminosa, se capisci quello che voglio dire…
Thomas G. Rogers: Beh, l’album è sicuramente oscuro e negativo, in parte, ma capisco cosa intendi. La musica questa volta è in qualche modo più eterea, almeno in alcuni frangenti più aperti e spaziali, dove ci siamo concentrati maggiormente sull’atmosfera. Credo che anche gli arrangiamenti abbiano la loro grande fetta di responsabilità nella percezione che hai avuto dell’album.

Riccardo C. Ferdenzi: Ok Tommy, se avessi una Delorean funzionante dove andresti? Passato? Futuro? Entrambi?
Thomas G. Rogers: Eh-Eh... Beh io credo proprio nel futuro, sai? Per un semplice fatto: siamo tutti dannatamente curiosi di sapere come sarà il nostro futuro, il futuro della Terra e non solo? Tu non andresti 20 o 30 anni avanti per scoprire cos’è successo? Si, la mia risposta è decisamente il futuro!

Riccardo C. Ferdenzi: Il 28 giugno è stato un triste giorno per il prog e per la musica rock in generale, poiché Chris Squire, storico bassista degli Yes è mancato…
Thomas G. Rogers: Terribile, Rik. Sono rimasto scioccato perché è stata una notizia improvvisa – non sapevo difatti fosse affetto da quella particolare forma di leucemia. Ovviamente per noi è stata una mazzata, specialmente per Dan Briggs, il nostro bassista. E’ stato il primo a cui ho telefonato, sai? D’istinto mi è venuto da prendere il telefono e chiamare lui. Un’altra leggenda della musica che ci saluta prematuramente…

Riccardo C. Ferdenzi: Credi ci sia qualche possibilità per un altro album di cover? The Anatomy Of… era venuto piuttosto bene, no?
Thomas G. Rogers: Ah, ti era piaciuto? Sono contento. Mah, ti dirò… Non penso che faremo a breve una cosa del genere. E’ stato un buon esperimento, divertente. Ci siamo confrontati con grandi pezzi della storia, band che ci hanno influenzato molto, soprattutto agli inizi. Non credo tireremo fuori un Parte II, anche se -a dire la verità- non ne abbiamo proprio parlato. Si vedrà!

Riccardo C. Ferdenzi: Tommy hai e avete una band – idolo con cui vi piacerebbe condividere palco e tour?
Thomas G. Rogers: Senza dubbio ti dico Nine Inch Nails, se non altro a livello personale. So che è una scelta particolare e distantissima dalla nostra dimensione musicale, ma sono in assoluto una delle mie band preferite, con la quale vorrei condividere un tour insieme. Abbiamo suonato con band eccezionali in passato, ma loro sarebbero il massimo.


Riccardo C. Ferdenzi: Penso proprio che un fumetto, o addirittura una serie, sarebbe perfetta per inquadrare meglio l’universo di Coma Ecliptic, un po’ come ha fatto il vostro collega Claudio Sanchez con i lavori dei Coheed & Cambria.
Thomas G. Rogers: Wow sì. Sarebbe fantastico se si potesse fare una cosa del genere con Coma Ecliptic! Ci dobbiamo pensare su, seriamente, tempo permettendo… Mi piacerebbe concretizzare visivamente tutte le storie che compongono l’album. Sarebbe d’effetto!

Riccardo C. Ferdenzi: Una volta Devin Townsend mi ha detto che la musica che scrive null’altro è che il riflesso della sua vita in quel preciso momento. Ciò che gli capita, sia esso positivo o negativo, riflette in tutto e per tutto sulla musica. Insomma, mi ha fatto capire che non c’è spazio per storie e sentimenti buttati a casaccio, ma solo per la verità in musica…Per voi come funziona? Partite da un concept ben preciso o vi lasciate trascinare dalla corrente?
Thomas G. Rogers: Concetto profondo e direi perfetto. Devin, con il quale ho collaborato sul suo album Deconstruction ha detto una cosa vera, e cioè che non puoi forzare le idee all’interno di un nuovo album. O meglio, puoi, ma il risultato non sarà di certo positivo. Mi spiego: anche noi, in una maniera diversa, facciamo così. Proseguiamo per la nostra strada, assimilando le esperienze e le situazioni che ci capitano, e le inseriamo a modo nostro dentro le composizioni. Coma Ecliptic parla proprio di questo, se ci pensi: situazioni, vite passate, emozioni e sentimenti contrastanti.

Riccardo C. Ferdenzi: Ok Tommy, siamo arrivati alla fine. Puoi lasciare un messaggio a tutti i lettori e sostenitori di Metallized.it?
Thomas G. Rogers: Certo. Per prima cosa grazie a tutti voi che ci supportate. Il web è fondamentale al giorno d’oggi e le recensioni positive ci aiutano a migliorarci e a proseguire a testa alta il nostro umile cammino di musicisti. Davvero non ci sono parole per tutto l'affetto che ci mostrate costantemente. Finché ci sarete voi daremo il meglio! Grazie a te per la piacevole chiacchierata e un saluto a tutti i lettori – Speriamo di vederci presto in tour, Bye!



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