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AMORPHIS - Gli aedi del "lirismo finnico"
22/04/2013 (2943 letture)
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In occasione dell'uscita del nuovo album Circle Metallized ha avuto il privilegio di intervistare gli Amorphis, nella fattispecie Tomi Koivusaari, cofondatore della band, chitarrista nonché cantante fino all’arrivo nel 2004 di Tomi Joutsen. Una conversazione che nella sua semplicità e schiettezza illumina alcuni particolari aspetti tanto del loro ultimo lavoro quanto più in generale del loro "modus operandi". Un interessante scorcio sulla vita musicale di questo gruppo molto amato ed artisticamente prolifico, che può essere a buon diritto considerato uno dei più validi ed originali rappresentanti della musica metal finlandese.
RosaVelata: Il vostro sound si è sempre contraddistinto per un’originale e personalissima fusione di stili diversi, cosicché non è raro trovare citati, nelle recensioni dei vostri album, tali generi "fondanti": dal progressive metal al melodic death, al folk metal, al gothic metal e via fino al doom, persino al rock psichedelico e progressivo di settantiana memoria. Forse tutto si semplificherebbe se si osasse parlare di uno "stile Amorphis" che fonde questi elementi al sacro fuoco dell’ispirazione per dare vita ad una creatura sonora unica, cangiante eppure sempre assolutamente riconoscibile sin dal primo ascolto. Siete d’accordo sul carattere forzoso di questa compulsione definitoria? Tomi Koivussari: Una ragione per la quale siamo ciò che siamo è che neppure noi abbiamo mai definito la nostra musica. Questa è la nostra opinione ma alcuni o la maggior parte degli ascoltatori potrebbero pensare che siamo espressione di un tipo specifico di metal. O semplicemente che "suoniamo Amorphis". Non potrei immaginare di non suonare heavy in futuro, ma forse metal non è il termine giusto quando si parla di noi. O davvero non so, ma mi sembra che suoniamo i nostri strumenti in modo più semplice, più rock. Benché non sempre, dipende dalla canzone. Penso che si limiti solamente la creatività se si deve pensare troppo a qual è il proprio genere di riferimento ma capisco perché la gente desideri farlo e forse in tal modo è più facile descrivere la band a chi ancora non la conosce. Ma in buona sostanza, non penso che i Black Sabbath a quei tempi dessero una definizione di sé stessi, non ne avevano bisogno.
RosaVelata: Songwriting complesso, articolato ed arrangiamenti curati fin nei minimi dettagli stillano una raffinatezza mai di maniera, mai ostentata ed un’eleganza così spontanea da apparire innata. Ma questo non impedisce alla vostra musica di arrivare diretta, di essere comunicativa in un modo lineare, nitido, non perdendo mai il suo impatto emotivo. Come avete raggiunto questo virtuoso equilibrio? Oppure è stato fin da subito spontaneo, frutto della naturale convergenza tra perizia tecnica, doti interpretative ed ispirazione? La vostra innata propensione per la melodia ha contribuito a definire questa perfetta alchimia? T.K: Credo sia principalmente una questione di gusto personale il modo in cui procediamo con le song. Quando si compongono i brani tutto parte di solito dalla melodia più che dai riff. Le melodie sono le fondamenta ed in seguito cerchiamo di costruire tutto il resto attorno ad esse. È probabilmente qualcosa che ci viene molto naturale. Anche le nostre band preferite come ad esempio i Pink Floyd sono tendenzialmente più orientate sulla melodia che sui riff. Inoltre ci piacciono di più i piccoli dettagli che accadono in sottofondo piuttosto che eccedere in ogni minimo particolare. Non vogliamo risultare troppo barocchi all’ascolto bensì più sottili. A volte ascoltando qualche band di power metal non posso negare che delle trovate delle quali abusano suonino catchy e sono sicuro che i fan dell’heavy metal le apprezzino, ma non adotterei mai questo genere di soluzioni che risulterebbero troppo banali all’ascolto.
RosaVelata: In The Beginning of Times ho avuto l’impressione che siano state le tastiere a prendere per mano la band ed a condurla nella composizione. Mi sbaglio? Nel nuovo album Circle cosa accade? Riconoscete come una delle vostre più alte abilità la capacità di armonizzare l’eleganza delle tastiere con la forza impetuosa delle chitarre? T.K: Sono d’accordo, nell’ultimo album c’erano più canzoni basate su "riff" tastieristici. Le chitarre supportavano le tastiere e non il contrario. Stavolta siamo voluti tornare un po’ al passato e fare cose più "guitar-oriented" certamente miscelate con le tastiere. Questo è ciò che si faceva un tempo, anche nel nostro caso. Comunque ritengo che tutti i nostri elementi costitutivi ci rendano ciò che siamo, è solo una questione di mescolarli di volta in volta. Per queste song desideravamo complessivamente un sound più pesante ed oscuro.
RosaVelata: Potete raccontarci la genesi compositiva del vostro nuovo, atteso Circle? In cosa ritenete risieda la sua peculiarità rispetto alle precedenti release? In cosa la novità? Quali invece gli elementi di continuità con i trascorsi lavori? T.K: Ancor prima di registrare quest’album abbiamo iniziato a pensare che forse stavolta avremmo potuto cambiare il processo di realizzazione, giacché abbiamo lavorato tutti gli ultimi quattro album nello stesso studio con quasi lo stesso staff. Avevamo bisogno di un cambiamento non solo per conferire qualcosa di nuovo al nostro sound ma per restare ispirati. Così tutti noi siamo andati in campagna per registrare, principalmente perché desideravamo un luogo tranquillo in modo che nessuno fosse costretto a correre a casa o fare qualsiasi altra cosa se non stare nello stesso posto ventiquattr’ore su ventiquattro per circa una settimana. Questo è stato infatti il modo in cui abbiamo realizzato i nostri primi quattro album. Stavolta registrare tutto separatamente ci è sembrato un metodo di lavoro troppo clinico. Registrare in mezzo al nulla, nella natura, è stata un’esperienza che ci ha ispirati molto ed al tempo stesso ci ha permesso di concentrarci esclusivamente sulla musica. Penso che questo abbia dato vita ad un’atmosfera particolare nell’album. Desideravamo inoltre realizzare un disco che fosse più compatto del precedente, che è piuttosto pesante da ascoltare ininterrottamente dall’inizio alla fine. Volevamo anche che fosse più audace nella sua totalità. Ci sono meno canzoni catchy in Circle e tutte le song seguono la stessa linea, anche se ci sono pezzi molto diversi tra loro. In particolare abbiamo riflettuto a lungo sulla track list ed i brani che compariranno sull’effettivo album sono piuttosto omogenei: abbiamo registrato quattordici canzoni e non vogliamo fare un disco di lunghezza eccessiva che somigli più a una compilation che ad un concept album.
RosaVelata: Il titolo, come avete voi stessi dichiarato, prende le mosse dal significato etno-antropologico della figura geometrica del cerchio: tra i popoli antichi gli Anziani, i più saggi e quindi capi della comunità, sedevano in circolo per discutere delle questioni più importanti. Potete parlarcene più approfonditamente? Il cerchio, aggiungete, ha anche a che fare con il concetto di "integrità": potete chiarirci in quale senso? T.K: Abbiamo pensato a quale titolo sarebbe potuto essere il più adatto alla concept ed alla musica di quest’album e Circle ci è sembrato adattarsi molto bene poiché può avere una pluralità di significati. Nella vicenda c’è un cerchio di uomini saggi ed il cerchio può anche rappresentare la circolarità della vita, il cerchio della notte (la storia si svolge nell’arco di tempo che va dal tramonto all’alba), la luna o semplicemente il disco. O anche il nostro cammino musicale. Potete scegliere il significato che preferite. Ma penso sia un ottimo titolo, è semplice, cosa che a mio avviso è sempre buona.
RosaVelata: Vi siete a lungo ispirati per i testi come per la musica alla mitologia finlandese, in particolare al vostro poema epico nazionale, il Kalevala. Il concept di Circle sembra discostarsene, seppur lievemente: il protagonista riesce ad attingere alle sue risorse spirituali attraverso il contatto con uno spirito-guida proveniente dall’antica Carelia finlandese. Orgogliosi del vostro folklore, fortemente legati alle vostre tradizioni culturali, pensate di proseguire sempre su questa linea? Ipotizzate di abbandonare in futuro queste tematiche per esplorarne altre differenti ma altrettanto suggestive? T.K: Iniziamo a sentire di aver bisogno di un qualche distacco dai metodi usati negli ultimi quattro album. In The Beginning of Times il concept riguardava Väinämöinen, probabilmente il più importante personaggio del Kalevala, e così realizzammo che era difficile andare oltre. Comunque alcune vicende si ripresentano sovente nei nostri album, cosicché sarebbe fantastico provare qualcos’altro Il concept stesso di Circle potrebbe essere tranquillamente una storia tratta dal Kalevala, così come l’atmosfera e lo stile. La ragione per la quale stiamo usando il Kalevala come fonte dei nostri testi è che è facile identificarsi con questi personaggi, li vedo più come tipologie di temperamento, è semplice riconoscersi in tutti questi personaggi contemporaneamente. Affascina perché si occupa di piccole cose, sentimenti e situazioni quotidiane. Ma soprattutto è una buona fonte d’ispirazione per scrivere musica, e questa per noi è la cosa più importante. Molti anni fa, appena prima dell’album Tales from the Thousand Lakes abbiamo avuto l’idea di utilizzare il Kalevala per i nostri testi, non solo perché le nostre radici musicali affondavano più o meno nel folk come pure nella musica orientale ed etnica e questa sembrava una perfetta combinazione con il Kalevala che è pieno di ottimi argomenti folkloristici, ma anche perché era un’idea unica ed originale, eravamo la prima band metal ad usarlo. Esso crea proprio una bella atmosfera nella nostra musica, che giunge comunque a noi per primi. La Finlandia è la terra nella quale sono nato ed ho vissuto l’intera vita. Sento di essere autenticamente finlandese. Probabilmente come tutte le persone che pensano alla loro patria. Ci sono aspetti positivi e negativi, come in tanti Paesi. Non abbiamo alcuna intenzione di esaltare eccessivamente nei nostri testi la cultura finnica, ma la sentiamo più liricamente che per esempio cantare di indiani e cowboy, heh! Perchè infatti il Kalevala non può ispirare musicalmente se Tolkien ha preso molto da lì mentre scriveva Il Signore degli Anelli? Penso che questi temi siano diventati un elemento abbastanza importante nella nostra musica, potrebbe anche esserci in futuro qualcosa di differente purché i nostri testi non riguardino ragazze bollenti, macchine veloci e party, se capisci cosa intendo….Ritengo che queste storie senza tempo siano molto adatte al mood della nostra musica.
RosaVelata: L’artwork di Circle, opera dell’artista Tom Bates, aduso alla collaborazione con altri gruppi della scena metal internazionale, richiama più di un elemento stilistico dell’Art Nouveau (il decorativismo degli elementi vegetali, ad esempio), e del movimento Preraffaellita (penso alla misterica ambiguità, anche sessuale, del volto umano in copertina). Potete raccontarci qualcosa di più al riguardo? T.K: Tutto il merito riguardo lo stile va a Tom Bates che ha disegnato/dipinto la copertina. Gli abbiamo dato qualche idea su come sarebbe potuta venire e gli abbiamo rivelato, a suo esclusivo beneficio, il concept dell’album. Penso ci sia qualcosa di questo stile nei suoi precedenti lavori e questo è il motivo per il quale stavolta abbiamo voluto lavorare con lui. La copertina rappresenta bene il mood dell’album con i suoi magnifici colori e le sue tonalità. La cosa per me più importante è che questa copertina si adatta al mood musicale del disco. La vicenda si svolge dal tramonto all’alba e quella figura femminile è la guida che accorre in aiuto del personaggio principale. Nella storia questa guida è un lui, non una lei, ma non volevamo mettere una figura maschile sulla nostra copertina. Il nostro cantante Tomi ha proposto che avrebbe potuto avere un aspetto androgino, ma Tom Bates ha poi detto che tutti avrebbero pensato che l’artista era incompetente se non era possibile riconoscerne il sesso, se era una lei o un lui. Così ora abbiamo una donna sulla copertina, e molto bella. Sono del tutto soddisfatto della copertina, è molto misteriosa ed affascinante.
RosaVelata: Produzione e mixaggio ad opera di Peter Tägtgren: non vi siete accontentati che del migliore! Se avete scelto un produttore così qualificato forse eravate alla ricerca di qualcosa di specifico, volevate raggiungere un obiettivo preciso. Se sì, qual era? È stato raggiunto? Ritenete inoltre che Tägtgren abbia saputo dare il giusto risalto alle qualità più importanti del vostro sound? E’ riuscito anche a valorizzare aspetti finora trascurati? T.K: Conosciamo Peter da decenni, la prima volta che lo abbiamo incontrato è stato quando abbiamo fatto un tour e condiviso il tour bus con gli Hypocrisy nel 1994-5. Lo abbiamo visto di tanto in tanto durante i tour, i festival e così via. Molte volte ci ha suggerito che avrebbe potuto produrre e mixare il nostro disco. Stavolta avevamo bisogno di un cambiamento e quando abbiamo iniziato a pensare ad un produttore, Peter è stata una delle nostre prime idee. È stata sicuramente la scelta giusta, è stato rilassante lavorare con lui ed il risultato è fantastico. Abbiamo condiviso la stessa esperienza nella medesima scena musicale e lo rispettiamo come produttore come penso lui rispetti le nostre idee ed il nostro modo di lavorare. Ci siamo divertiti insieme. Ha contribuito al nostro lavoro con la sua conoscenza riguardo ai suoni di chitarra e con un sound complessivamente più duro e oscuro, proprio quello che noi stavamo cercando per quest’album. E lo abbiamo ottenuto. Penso che il mixaggio sia risultato persino migliore di quanto ci aspettassimo!
RosaVelata: Vi lasciamo con una breve ma forse impegnativa domanda: qual è a vostro giudizio il tratto distintivo, il carattere che vi rende davvero unici, che nutre la vostra ispirazione traducendosi in originalità musicale? Un acuto recensore l’ha definito "lirismo finnico": siete d’accordo con lui? T.K: Mi piacerebbe proprio saperlo! Potrebbe essere questo "lirismo finnico", è veramente difficile per me sapere cosa sono queste cose. Una potrebbe essere che prendiamo veramente ispirazione dalla natura mentre la maggior parte delle band cerca probabilmente la propria ispirazione da altri gruppi musicali, persino da band appartenenti più o meno esplicitamente allo stesso genere. Per noi il sentimento e l’atmosfera all’interno delle song sono più importanti di quanto risulti riuscito un certo riff. Ho anche sentito qualcuno descrivere la nostra musica come un muro di suono dove accadono cose in 3D, heh! Credo si tratti in definitiva di creare nuove dimensioni.
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9
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Da troppo tempo ripetono la stessa formuletta con risultati non troppo esaltanti... il migliore rimarrà sempre TFTTL. |
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Io li vidi nel tour dello strepitoso Elegy e mi piacquero,poi i gusti son gusti,ma secondo me hanno un senso per la melodia unico!The Usurper!!! |
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7
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Ok ci penserò, tanto ho tempo fino al 26 novembre |
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Vai a vederli Elluis....anche io ero rimasto un po' deluso dal vivo negli anni novanta ma nell'ultimo decennio non me li sono mai persi ed ogni concerto è stato una gran bella esperienza dove tecnica, melodia, improvvisazione ed un cantante mostruoso si fondono alla perfezione.Personalmente sono felicissimo di vedermeli per l'ennesima volta al Summer Breeze quest'estate |
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@piggod può darsi, non dico che hai torto, solo che io sono rimasto male due volte su due, e allora basta ! Soprattutto la prima volta, dato che Tales From.... all'epoca l'avevo consumato, ero andato tutto pieno di buone speranze, e ci rimasi proprio male, ricordo che mi piacquero di più i Therion di supporto (che non conoscevo musicalmente) che loro, fai te ! Cmq se mi dici che adesso dopo il cambio di cantante sono migliorati, sono contento per loro, se capita un'occasione di andarli a vedere magari ci penserò su |
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@Elluis: e sbagli. Visti sia per il tour di Skyforger che per The beginning of times e devo dire che, specialmente grazie al nuovo (posso ancora definirlo così?) cantante sono veramente una gran ban dato che, parlando di performance strumentale, sono dei professionisti. |
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Ho apprezzato molto la prima parte della loro carriera, li ho amati nel periodo Tales From A Thousand Lakes e Elegy, poi da Tuonela e Am Universum, li ho gradualmente lasciati perdere, li trovavo un po noiosetti e un po troppo molli, ma forse dovrei riprendere in mano questi ultimi due album e riascoltarli adesso, magari le sensazioni potrebbero essere diverse. Quello che è innegabile purtroppo, è che dal vivo sono penosi, davvero mosci, freddi, trasmettono zero emozioni: li ho visti nel tour di Thousand Lakes (delusione cocente) e nel tour di Tuonela, dopodiche mi sono ripromesso di non andarli a vedere più !! |
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1
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Non mi stancherò mai di dirlo,una delle pochissime band a non aver mai sbagliato un disco,sempre avanti,sempre alla ricerca della melodia perfetta,e loro hanno un raro senso melodico,direi unico!Grande band! |
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