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22/11/24
HIGH VIS + PAIN OF TRUTH
LEGEND CLUB, VIALE ENRICO FERMI 98 - MILANO
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( 7228 letture )
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Prendete la raffinatezza e l’estro dei Dream Theater, prendete il gusto della melodia dei Fates Warning, e infine la fantasia e lo stile variegato dei Pain of Salvation. Qua e là versate un po’ della calda intimità degli Opeth. Quello che vi potrebbe risultare non va molto lontano da questo splendido “Shape”, già ora di sicuro una delle migliori uscite del 2005. Avviso preliminare: i Dynamic Shape sono al loro primo full length. Inoltre, sono italiani, quindi scusatemi se sarò un po’ di parte. Il primo giudizio è senz’altro più che positivo! Infatti questo disco è un lampante esempio di completezza, sotto ogni punto di vista: tecnicamente maturo, passionale, ineccepibile e di gran gusto, suonato con classe, sudato dal primo all’ultimo secondo e curato nei minimi dettagli. Davvero non ci si crede che dietro a tutto questo ci sia una band agli esordi, e per giunta della nostra terra! I 55 minuti dell’album deliziano innanzitutto con il sapore teatrale di “In the hands of a siren”. Successivamente, si arriva ad omaggiare le sonorità dei Pain of Salvation con “Between two parallels”, che prosegue esplorando strutture del tutto originali e ispirate. C’è poi “Remebrances”, decisa e quasi epica in alcuni tratti, seguita da un intenso e sofferto intermezzo al pianoforte (“Density”). Si prosegue con “Going to nowhere”, forse la più prog dell’album, che mescola apparenti dissonanze a melodie istintive e disperate. La successiva “One thousand nothing” è una delle migliori dell’album: lunga, elaborata, piena di impeccabili e straordinari cambi di ritmo, capace di abbracciare sonorità pesanti e melodie orecchiabili, di congiungere senza alcuna difficoltà divagazioni musical-intelletuali a momenti di maggiore quiete e semplicità, il tutto senza perdere mai neppure per un attimo l’identità dell’intera canzone. Strepitoso! Infine, ultimo intermezzo acustico chitarra-e-voce (“Connecting”), per poi tuffarsi nella traccia conclusiva, “The big show”, malinconica e riflessiva che termina però con un velo di conforto diluito dall’elettronica. E’ “tutto qua” il percorso musicale di questo capolavoro. Ogni membro della band ha saputo portare all’interno dell’album un contributo personale, distinguibile ma al contempo perfettamente in sintonia col tutto. Invidiabile la batteria di Del Pivo, capace di condire con carattere ogni minimo istante, in maniera importante, originale ed elegante, e sfornando qua e là dei grandiosi controtempi. Emozionante, nel comparto tastiere, il pianoforte, un elemento aggiunto che ha saputo infondere profondità e intensità. Calda ed espressiva la voce di Infante. Insomma, un album da godersi per bene, per il quale probabilmente le parole sono quasi superflue. Ah, vi avevo avvisato del rischio di imparzialità del mio giudizio… Beh, non c’è stato alcun bisogno di ricorrere a favoritismi patriottici. Non mi resta quindi che augurarvi un buon ascolto!
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. In The Hands Of A Siren 02. Between Two Parallels 03. Remembrances 04. Density 05. Going To Nowhere 06. One Thousand Nothing 07. Connecting 08. The Big Show
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Line Up
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Matteo Infante (vocals) Marco Poderi (guitar) Raffaele Mariotti (bass) Giovanni Bedetti (keyboards) Simone Del Pivo (drums) Additional vocals by Jamina Jansson (ex Wolverine)
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