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Rhumornero - Eredi
29/03/2017
( 1863 letture )
“Maschere per ogni cosa che tu vorrai, quella che tu non toglierai, quella che sai soltanto tu”

Se ve lo state chiedendo, no. Non stiamo parlando degli Slipknot. Maschere è il terzo singolo estratto dall’album Eredi dei Rhumornero, una delle tante realtà emerse di recente nel panorama rock alternativo. La band nasce nel 2005 per volontà di quattro musicisti provenienti da svariate esperienze, tra cui i Prozac+ (nessun dubbio che a distanza di vent’anni tutti si ricordino ancora il tormentone Acido Acida) sfornando un progetto che si dimostra abbastanza originale pescando a piene mani dai generi più disparati. Difatti il loro sound mescola sapientemente un post-grunge a tinte dark con sonorità più congeniali al cantautorato italiano, prendendo però il termine con un’accezione positiva, e facendolo sconfinare a volte in territori metal. Nel 2009 pubblicano l’album di debutto, Umorismi Neri, che richiama vagamente il nome della band, seguito due anni dopo da Il Cimitero dei Semplici, che conferma le capacità dei musicisti pur non facendoli emergere del tutto.
Una svolta significativa avviene nel 2014 quando il brano Schiavi Moderni, viene inserito nella programmazione di Virgin Radio, riuscendo poi a entrare in diverse classifiche radiofoniche, successo bissato poi anche dal singolo L’Equilibrio. A fronte di tanto successo, diventa quindi superfluo premettere quanto questo gruppo sia atteso al varco visto le aspettative attorno a questa nuova release.

L’album ci presenta un’atmosfera malinconica e a tratti alienante, come è lecito aspettarsi visto gli standard del genere, trasmettendo negatvità e pessimismo. Certo è ampiamente giustificabile dato che la penisola non sta passando uno dei suoi migliori momenti, anche per gli artisti è difficile affermarsi quando attorno si assiste ad un degrado sempre maggiore, tra crisi finanziaria, disoccupazione, abusi di potere, scandali, e aggiungiamoci pure reality e talent show, che fanno bene alla musica come l’antrace. Aleggia quindi nell’aria un sentimento di disagio, ma più che scaturire rabbia si percepisce quasi più una sorta di rassegnazione, come se si fosse consapevoli di non poter cambiare la situazione e di assistere impotenti alla decadenza che incombe progressivamente. In particolare il concept si occupa di ritrarre la società di oggi attraverso l’ambito dei social network, manifesto di come sia cambiato il modo di comunicare negli ultimi tempi e conseguente specchio del continuo mutamento portato dal progresso. Ciò fa scattare inevitabilmente la riflessione sul risultato di tutto ciò, che si tratti di un’evoluzione o piuttosto di un passo indietro, con sguardo preoccupato rivolto verso il futuro e sull’eredità che è stata lasciata a noi, da qui il titolo del lavoro, che cercherà di dare una risposta a queste domande.

L’album si apre con Un Miliardo di Anni, che per la verità inizia con un riff energico e vivace, a dispetto del testo che già dall’incipit ci fa intravedere uno spaccato della società odierna:

Le nuove guerre preventive non si fanno più con le pistole caricate a sangue freddo, ma con colletti bianchi e cravattine di marca

Sicuramente una traccia riuscita in pieno, che un po’ ironicamente analizza il progressivo cambiamento portato dall’uomo, con relativi effetti negativi, e di come tutto sia avvenuto senza la piena consapevolezza delle conseguenze sul nostro pianeta.

Un miliardo d’anni dentro smisurate evoluzioni, senza aver capito cosa farne

Metalli pesanti come suggerisce il titolo vira su sonorità più vicine al metal, mentre il testo denuncia la situazione attuale dell’individuo, condannato a perdere la propria identità attraverso la monotonia della routine quotidiana, con una crisi finanziaria che offre al massimo le vacanze al mare e la possibilità di guadagnare a discapito del prossimo. La traccia successiva è il singolo apripista dell’album, L’Equilibrio e già si capisce di avere a che fare con uno dei pezzi da novanta dell’intero lotto. L’inizio nel suo incedere funk ricorda molto il riff portante di Sleep Now in the Fire dei Rage Against the Machine, ed è curioso come a distanza di oltre quindici anni certe tematiche restino sempre più attuali. Il protagonista della canzone afferma di voler essere cinico in modo da ottenere risultati sia nei rapporti sociali e nel mondo lavorativo, una critica nemmeno troppo sottile su come al giorno d’oggi si dia l’importanza alla forma più che alla sostanza e a come si debba scendere a compromessi e vendere la propria dignità per poter arrivare da qualche parte. Si cambia completamente con Spiriti, una ballad malinconica e nostalgica, così come nella successiva Nel Tuo Silenzio dominano i rimpianti per i tempi passati mentre si guarda da spettatori il mondo che un pò alla volta si dissolve. Schiavi Moderni è la canzone di cui abbiamo già parlato che ha fatto successo a livello radiofonico, e qui in veste di bonus track, ma che potrebbe da sola rappresentare l’intero album con il suo messaggio oscuro e nichilista, trovando il suo tragico culmine nel ritornello:

La verità, siamo soltanto una massa di morti che cercano di essere vivi tra mille prigioni e possibilità. La verità, siamo soltanto una forma moderna di schiavi legata al lavoro e devota al denaro e alle forme di sterilità

Come ha già detto qualcuno in passato, triste ma vero.
Molto bella anche l’altro singolo Maschere, pezzo costruito su una batteria articolata e incalzante, che si intreccia con riff di chitarra intervallati, ma è con la title track che si torna su livelli alti. Inizia molto in sordina per poi esplodere in una strofa energica e un ritornello che si chiede cosa ne sarà del genere umano in futuro. Ma il culmine della traccia lo si raggiunge nel break centrale, dove tra un giro di basso e un inserto di pianoforte l’ascoltatore è trasportato in un’atmosfera sognante, regalandoci uno degli apici dell’album, con tanto di citazione a Domenico Modugno, modificata però in chiave negativa, con l’evidente obiettivo di voler sottolineare la negatività della situazione. Quando Avevo Paranoia propone un’accellerazione di tempo alla Verdena mentre L’Imperatrice è una ballad che non aggiunge né toglie nulla alla qualità complessiva del lavoro, che si chiude con il mid tempo 1492 che, come è lecito aspettarsi tratta della scoperta dell’america denunciando l’opera di saccheggio da parte dei Conquistadores. Tutto termina con un bellissimo assolo di chitarra e delle voci tormentate, appartenenti probabilmente a spirit inquieti.

Alla luce di tutto ciò emerge come l’album si faccia ascoltare scorrendo via senza intoppi, grazie anche ad una durata non eccessiva delle tracce, non contenendo nessun filler e anzi regalandoci episodi convincenti già dal primo impatto, mentre altri meritano qualche ascolto supplementare per essere approfonditi. I quattro offrono una prova più che convincente, la sezione ritmica svolge perfettamente il suo compito di accompagnamento, dato che l’obiettivo di questa pubblicazione non è stupirci con virtuosismi ma quello di farci riflettere attraverso le parole scandite dalla voce di Carlo De Toni, che in alcuni frangenti ricorda Paolo Bruni dei Negrita. Nel complesso si tratta quindi di un lavoro veramente buono, che ha la prerogativa di farci guardare al futuro con attenzione mista a preoccupazione, perché a volerla vedere in un’ottica pessimistica il paesaggio deprimente dipinto dai nostri sembra destinato a poter peggiorare ulteriormente, in un lento e inesorabile sgretolarsi. Un pò il contrario di una foresta se vogliamo, che cresce senza far rumore.



VOTO RECENSORE
76
VOTO LETTORI
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Fabio Yaaaaaaaahhhhhh
Giovedì 30 Marzo 2017, 0.59.32
2
@ricco96 in effetti avevo sentito qualcosa di loro su Virgin radio ma non li avevo mai approfonditi,è stato bello sentirli all'opera in un full lenght e non hanno deluso nemmeno un pò...sono contento che piacciano anche a te,thank you so much
ricco96
Mercoledì 29 Marzo 2017, 23.50.03
1
Bravo Fabio, mi fa piacere leggere su queste pagine questa (ottima) recensione. Band davvero valida e da tenere sott'occhio
INFORMAZIONI
2017
Irma Records
Alternative Rock
Tracklist
1. Un Miliardo di Anni
2. Metalli Pesanti
3. L’Equilibrio (Versione 2015)
4. Spiriti
5. Nel tuo Silenzio
6. Schiavi Moderni (Bonus Track)
7. Maschere
8. Eredi
9. Quando Avevo Paranoia
10. L’Imperatrice
11. 1492
12. Last Christmas (Non Si Sentirà) (Bonus Track)
13. Sotto le Stelle (Bonus Track)
Line Up
Carlo De Toni (Voce, Chitarra, Tastiera)
Ettore Carloni (Chitarra)
Lorenzo Carpita (Basso)
Luca Guidi (Batteria, Tastiera)
 
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