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22/11/24
BLAINE L. REININGER
SPAZIO WEBO, VIA JURI GAGARIN 161 - PESARO
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Lord Belial - Enter the Moonlight Gate
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( 4970 letture )
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The skies they were ashen and sober; The leaves they were crispéd and sere – The leaves they were withering and sere; It was night in the lonesome October Of my most immemorial year; It was hard by the dim lake of Auber, In the misty mid region of Weir – It was down by the dank tarn of Auber, In the ghoul-haunted woodland of Weir.
I cieli erano cinerei e tristi, le foglie erano fredde e secche – le foglie erano appassite e secche. Era una notte nel solitario ottobre del mio più immemorabile anno; era freddo presso il velato lago di Hobre, nel cuore della nebbiosa regione di Wer – giù, lungo la silente, umida palude di Hobre, nel bosco infestato dagli spiriti di Wer.
(Ulalume, Edgar Allan Poe)
Fredde nebbie grigie e argentee avvolgono la densa aura di questo Enter the Moonlight Gate, il secondo disco degli svedesi Lord Belial. La sua bellezza è da ricercarsi nella sua intima dicotomia tra melodia e brutalità che, con un equilibrio forte, ordinato, oscuro e al contempo brillante, alimenta l’intero capolavoro del gruppo svedese. D’altra parte, uno degli aspetti più attraenti della scena black della prima metà degli anni ’90 è proprio la sua peculiare unicità di mischiare l’oscurità con visioni di eterea bellezza e un’estetica compositiva eclettica e varia. Potremmo parlare, dunque, di una terza generazione che proponeva l’innovativo pensiero e desiderio di esplorare e implementare i limitati fonemi tecnici e stilistici ereditati dai gruppi della seconda generazione, quali i Mayhem, con elementi melodici e angelici. Il passaggio dei Dissection, degli Emperor con In the Nightside Eclipse e, infine, degli Enslaved, ha portato a questa determinata transizione atmosferica più densa che, con i suoi spaccati acustici e l’aggiunta dei tappeti delle tastiere, strizzava un po’ l’occhio alla scena viking plasmata dai Bathory. I Lord Belial, infatti, da questa transizione vengono plasmati e forgiati. Infatti, le stupende armonie classiche che hanno caratterizzato le composizioni di Zwetsloot (Crimson Towers e Into Infinite Obscurity) nei Dissection, già riprese nel precedente Kiss the Goat con la traccia The Art of Dying, sono portate a nuovo respiro, pulsanti di vita e di stupende visioni nella traccia Forlorn in Silence. I cori e le atmosfere si unisco alla disperazione, come possiamo apprezzare nella titletrack, Enter the Moonlight Gate o nella superba chiusa, Realms of a Thousand Burning Souls (Part I), e le melodie si rincorrono, si alternano sapientemente con la brutalità in un connubio di perfetto equilibrio tra caos e ordine, come ho già avuto modo di dire. L’intero capolavoro si rincorre su una doppia anima, tra lo struggersi del sentimento romantico, la dicotomia tra “Sehnsucht” e “Streben”, e la disperazione ancestrale, pagana ed esoterica, del decadimento morale, della malignità e delle ostili oscurità, nella cui lasciva seduzione lasciarsi corrompere e perdere. Lamia è il pezzo portante dell’intero capolavoro. Il pezzo si schiude da un violino distante, intriso di dolore, sorretto dall’arpeggiare distinto di Thomas Backelin, e fluisce in un oscura melodia intensificata nella potenza e nello stupendo terrore dalla doppia cassa. E dal caos, dunque, un flauto. Una melodia di tale dolcezza, capace di comunicare un tale irrefrenabile desiderio, dolce e tremendamente evocativa, che si lega intimamente alle parole.
… Together we shall spread our wings and fly; We will fly over this land and then they will fear us, ‘Cause they know that they are weaker than us – and so do we, – And therefore they must follow us, or die in eternal pain – Or die in the eternal flame.
[…] E insieme, spalancheremo le ali e voleremo via. Voleremo sopra questa terra e, allora, gli altri ci temeranno perché sapranno di essere più deboli di noi, così come lo sappiamo noi; e allora ci dovranno seguire, o moriranno tra eterni dolori – o moriranno nell’eterno incendio.
Dunque, una sezione strumentale melodica, dolcemente attenta al tecnicismo e, infine, lo stupendo interludio: uno spaccato acustico in scala diminuita, inquietante, sul quale si arrampica la voce con un eccellente alternarsi tra le varie dinamiche. Il già citato Forlorn in Silence, invece, mostra il lato più intimamente romantico, d’ispirazione classica, del gruppo. Il pezzo è una pièce acustica, d’estrazione più folk che, come ho già detto, strizza l’occhio alle composizioni di Zwetsloot, e che, sicuramente, ha ispirato gruppi quali Ulver e Empyrium. Le due chitarre di Backelin e di Andersson si mischiano in un continuum di arpeggi, melodie e accordi, creando una tensione di drammatica disperazione e sofferenza, pennellate d’intima introspezione che cullano l’ascoltatore in pensieri distanti e lontani. La lunga Realm of a Thousand Burning Souls, per concludere, è la sublimazione di queste due anime, il punto di contatto tra estetiche e geni creativi così distanti. Dal deciso e possente riffing di scuola black/thrash, l’ordito si perde in parti di dolce melodia, acustiche, dove la voce non è che distante sussurro baritonale. La dolcezza dei cori femminili si contrappone alla devastante disperazione del cantato.
Silence surrounded him. Though he heard some beautiful moaning, – A whispering, but yet so clear, “Oh my God, why have you abandoned us?”. It was the agonised choir of the Angels that silently faded away And God wept. Your God wept, your pathetic God wept!
Il silenzio lo circondò. Sebbene abbia sentito degli stupendi gemiti, – un sussurro, eppure così chiaro: “Oh Dio mio, perché ci hai abbandonato?”. Era l’agonizzante coro degli Angeli che, tacito, svaniva; e Dio pianse. Il tuo Dio pianse, il tuo patetico Dio pianse!
Le note di Enter the Moonlight Gate, dunque, trascorrono sopra le alte e antiche cime degli alberi, si specchiano nelle acque verdastri e azzurre degli stagni, dove pallidi gigli crescono tra l’erba dai vivaci colori e i cui riflessi nell’acqua sono più pallidi ancora. In quelle note vibra un suono dolce. Le si ascolta con cuore esaltato e risonante, fin quando il presente non scompare totalmente e sorgono immense le ombre del passato. Poi, è come il sollevarsi di una tempesta: i muri rimbombano fin dalle fondamenta, gli uccelli gridano di paura fuori dagli spenti loggiati. Tutto appare come in un immenso sogno spettrale e spaventoso e, quando il fantasma confuso della notte sprofonda come un’ombra evocata, ogni cosa di nuovo è pervasa dal silenzio della desolazione. Il marmo della cattedrale è incanutito. Uno stormo di uccelli sfiora l’azzurro. Le foglie cadono rosse dai vecchi alberi e volteggiano fin dentro le navate, dove il barlume della candela arde e dipinge torbidi, terribili spettri.
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7
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Buon disco black metal uscito nel periodo di massimo \"successo\" del genere. Voto per me esagerato. |
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6
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Non al livello del debut (che rimarrà sempre il mio preferito, e degno di stare al fianco dei capolavori dei Dissection), ma questo \"Enter The Moonlight Gate\" è un albumone di una grandiosità incredibile. Puro pezzo d\'arte, un gioiello strabordante di black metal svedese, che ti trasporta davvero nei reami proibiti di foreste nere e malvagie! Probabilmente è il loro lavoro più epico ed evocativo in assoluto, un concentrato di oscurità epica e suggestiva senza pari, su un tappeto di riff furiosi e magniloquenti e ritmiche di blast violente e assolutamente infernali. Disco da pelle d\'oca, punto! Da avere nella propria collezione se si è amanti del black svedese (e del black metal in generale). Gemma nordica! |
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5
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Sono anch'io dell'idea che questo disco va rivalutato e personalmente ritengo valido anche il resto della loro discografia. Non siamo ai livelli dei Dissection, naturalmente. Va però sottolineato che il songwriting è accattivante e che l'album scorre veramente bene. Lo ha già fatto Monsieur Bloody Karma ma volentieri rimarco la bellezza assoluta della copertina. Un ottimo album splendidamente rivestito. Au revoir. |
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4
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Disco veramente eccezzionale, degni eredi dei primi Dissection! 92 è alto però, altrimenti Somberlain e Storm meriterebbero 110. Per me 82. |
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3
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Toh li stavo riascoltando un par di settimane fa. All'epoca li comprai a scatola chiusa per la fantastica cover...musicalmente figli bastardi dei Dissection, ma autori di una doppietta iniziale di qualità, anche se come voto io personalmente non andrei oltre l'80 |
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2
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Confermo anche io il commento di Enry qui sotto. Preferisco un pelino di più Kiss the goat..ma forse solo per motivi "affettivi".Comunque con questi due dimostrarono di essere tra i più originali del Black svedese...con quel meraviglioso flauto a impreziosire le tracce. Poi devo dire di non averli più seguiti molto...ma da quello che si dice sono un po' cambiati. |
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1
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Grande doppietta iniziale con questo e Kiss the Goat, dopo purtroppo mai più su questi livelli...92 è un voto forse troppo impegnativo, mi fermo a 85 per un disco che avrebbe meritato più attenzione. Ottimo comunque, perfetto mix fra aggressività e melodia. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Enter the Moonlight Gate 2. Unholy Spell of Lilith 3. Path with Endless Horizons 4. Lamia 5. Black Winter Blood-Bath 6. Forlorn in Silence 7. Belial – Northern Prince of Evil 8. Realm of a Thousand Burning Souls (Part I)
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Line Up
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Thomas “Dark” Backelin (Voce, Chitarra, Chitarra acustica) Niclas “Vassago” Andersson (Chitarra) Anders “Bloodlord” Backelin (Basso) Micke “Sin” Backelin (Batteria)
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RECENSIONI |
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