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22/11/24
HIGH VIS + PAIN OF TRUTH
LEGEND CLUB, VIALE ENRICO FERMI 98 - MILANO
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Celtic Frost - Vanity / Nemesis
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( 7842 letture )
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Dopo Cold Lake, controverso album del 1988 lungamente discusso e spesso contestato da una nutrita parte degli ascoltatori, i Celtic Frost tornano a far parlare di sé con Vanity/Nemesis, capace senza dubbio di riallinearsi, con ancor maggior forza che in passato, all’alto livello qualitativo da sempre marchio di fabbrica di Tom Warrior e soci. Infatti, dopo l’alterno successo di alcune “fiacche” tracce di Cold Lake, la band svizzera decide di riportare nuovamente in auge la propria energia, brio e groove, dando vita ad una release al passo con i tempi.
Tale scelta risulta intelligente e convincente fin dall’opening The Heart Beneath, dove il già citato Tom Warrior ritorna a dare un’ottima prova delle proprie capacità e dei propri vocals, con una prestazione adeguata all’importanza e al calibro dell’album, con toni volutamente rochi e tipicamente thrash metal, che brillantemente vanno di pari passo con le ritmiche, nuovamente aggressive, rapide e pungenti. Ma a fare decisamente la differenza tra lo scialbo (o incompreso?) Cold Lake e il fresco Vanity/Nemesis sono senz’altro le chitarre: pressanti, frizzanti, taglienti, risultano in breve uno degli elementi principali della produzione, sia nei passaggi più lenti, emozionali, atmosferici (su tutti, nella parte centrale di Vanity e nell’intro della successiva dell’altra titletrack, Nemesis, dove sono libere padrone della scena), che in quelli più incalzanti, come in Phallic Tantrum. Ad rendere ancora più interessante la performance di Curt Victor Bryant (e di Ron Marks, nel ruolo session man) all’interno dei quali fa la sua comparsa anche un calibrato mid tempo (The Restless Seas), che ben si inserisce all’interno di un full-length che si mantiene energetico e trascinante per la sua intera durata, riportando gli ascoltatori più nostalgici ai fasti dei migliori anni Ottanta. Il drumming di Steve Priesly, pur rimanendo in buona parte in secondo piano, non fa che contribuire con la propria marzialità alla buona riuscita della release, diventando particolarmente (e finalmente!) godibile in brani come Wine in My Hand (Third From the Sun).
Efficace risulta infine anche la scelta di inserire nell’album due cover, This Island Earth, tratta dall’album The Bride Stripped Bare di Bryan Ferry (1978) e la certamente più nota Heroes (1977) di David Bowie, come a voler dimostrare che la profonda anima glam dei Celtic Frost, seppur messa da parte in seguito alle tante sperimentazioni che hanno tradizionalmente segnato la discografia del combo elvetico, non è affatto morta.
Tirando le somme dei cinquanta minuti di Vanity/Nemesis, i Celtic Frost dimostrano di sapersi reinventare con efficacia, ragionando sulle proprie scelte (e, perché no, chiamiamoli con il vero nome, errori) e rialzarsi, portando sulle scene un album studiato e concreto, che riporta la band molto più vicina che nel 1988 ai fasti dei classici, miliari ed intramontabili Into the Pandemonium e To Mega Therion, anche se il futuro della band li porterà a decidere di concludere (perlomeno temporaneamente) la propria carriera in studio qui. Da conoscere e apprezzare.
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L\'album più oscuro (atmosfericamente e liricamente parlando) dei Celtic Frost. Un album da cui traspare un mood quasi \"notturno\", plumbeo...dove Tom riprende a pestare duro dopo la parentesi del disco precedente, ma aggiunge un appeal davvero malinconico al tutto. E\' un disco dove si riprende il discorso avanguardistico di \"Into The Pandemonium\" (spogliato però dei suoi barocchismi) unito a riff duri e dannatamente thrash di \"To Mega Therion\", con le vocals di Tom che seguono la scia di \"Cold Lake\". Bisogna ascoltarlo molte volte per farselo entrare bene in mente, ma riserva delle graditissime sorprese. Sicuramente il disco che sarebbe dovuto uscire dopo \"Into The Pandemonium\"... ne è praticamente il naturale successore!
Per ogni fanatico della band di Tom e Martin, è un disco da possedere sicuramente!!!
Il mio fanatismo verso di loro sarà sempre infinito!!! |
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Leggo con piacere nei commenti qui sotto che più di una persona apprezza la “diversità” di Cold Lake, album ingiustamente sottovalutato, ma molto interessante, comunque anche questo Vanity Nemesis non è male! |
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Grande album pure questo..certo i primi 3 sono da urlo! A tal proposito, quando recensite Into the Pandemonium? Così do' subito 100 senza nemmeno pensarci..dai recensori, quell'album è STORIA. |
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eno male mi conforti, pensavo di non capire un cazzo, e che l'amore sviscerato per questo gruppo mi condizionasse . |
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HERMANN 60 : cold lake venne presentato nelle recensioni sulle riviste italiane dell ' epoca come un incrocio glam/thrash. Diciamo che di glam non c'è praticamente nulla. Per me è un buon album di thrash forse meno violento, se mi lasciate passare il termine, del loro standard abituale. A me personalmente piace e anche molto. Per quanto concerne invece questo c'è un ritorno alle sonorità thrash tipicamente frost. Ricordo comunque recensioni poco lusinghiere anche per questo vinile e vabbé .... |
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tutti hanno criticato sia cold lake che questo disco, il primo nion lo conosco ma questo è senza dubbio all'altezza del resto della produzione dei Frost. Forse i critici vogliono album fotocopia per dire che sono tutti belli ? |
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anche per me cold lake è un grandissimo album. |
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Ma difatti l'unica cosa glam, il mio genere preferito tra l'altro, che ha cold lake è la foto del gruppo. Musicalmente parlando è un Thrash abbastanza soft che anticipa l'ondata che arriverà nei primi anni 90 con il Black album dei Metallica. Il problema è che si è costruito questa fama, ma da conoscitore del genere posso dire che glam in cold lake non c'è neanche l'ombra. Anzi al massimo è intriso di sonorità new wave già anticipate da song quali i won't dance. |
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anche a me Galilee Cold Lake piace , non ai livelli dei primi 4 (Morbid Tales, Emperor's Return , To Mega Therion e Into The Pandemonium) , ma neanche quell'aborto che si vuol far credere ascoltato sul tubo , l'ho trovato un onesto disco di transizione e non un goffo tentativo di seguire il Glam- Hard Glam dell'epoca. |
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Questo album non è un capolavoro,ma un buon disco si ,devo dire che ho fatto fatica ad assimilarlo però dopo un bel po di ascolti è riuscito poi a fare breccia,disco con una discreta identità e dalla personalità oscura che si riscontra nella sua atmosfera dark metal moderna addirittura gotica nella bella traccia Wing of Solitude,per il resto l'all'bum si fa interessante per l'atmosfera fredda,cinica e tagliente che riesce a creare e trasmettere,insomma la musica torna ad essre più dura,e i riff di chitarra ritornano sostanziosi e dinamici.Le mie preferite sono Wings of Solitude per il duetto voce roca e voce femminile ,The Restless Seas dalla line vocale melodica e orecchiabile e Nemesis con bell'arpeggio e assolo di chitarra con un riffing distorto dal sapore "Metallica".Penso che 80 lo meriti tutto. |
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Galilee non sei solo...) |
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Nella mia edizione (la prima) in CD non c'è Heroes... personale giudizio: discone! Come avevo scritto in altri post, i capolavori sono TMT e ITP, ma questo è il disco dei CF che ho ascoltato di più... |
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Gran bel disco, non un capolavoro ma un 70/80 glie lo darei. A distanza di anni vorrei ancora ascoltarlo ma ahimè la cassetta si è rotta tempo fa ed il cd è tutto fuorchè facile da trovare. Third of the sun una vera mazzata. Voce malatissima, da avere. |
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Solo a me credo piaccia anche cold lake, che di orrendo secondo me ha solo la foto glam del gruppo in retro copertina. Comunque questo è un gran bel disco molto sottovalutato. 80/100 |
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10
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Album non leggendario ma dal fascino sottile e trasversale. |
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8
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Ottima rcensione. Mi ci ritrovo appieno. Ricordo che per acquistare il cd ho avuto parecchi problemi fin quando lo trovai... al Tower di Pccadilly Circus Voto 85! |
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7
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@gianmarco: abbi fede e un po' alla volta arriveranno anche quelli |
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morbid tales, into the pandemonium ed emperor's return verran recensiti ? |
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disco nè carne nè pesce per una band all'epoca molto confusa. Comunque pezzi buoni e accattivanti, ma niente di trascendentale rispetto all'altissima qualità della band. |
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A parte qualche pezzo non mi è mai piaciuto. Meglio di Cold Lake (non che ci volesse molto) ma insomma... |
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A breve mi toccherà recensire (ovviamente non qua sopra) "Melana Chasmata" e avevo intenzione di riascoltarmi vari lavori anche dei Celtic Frost tra i quali risultava pure questo. Per quanto mi riguarda considero "Cold Lake" una schifezza. È indubbio che il glam (così come anche la new wave, per esempio) è sempre stato tra le influenze dei Celtic Frost - almeno dei primi. Ma non ci si può aspettare che dopo la freschezza e la particolarità di "To Mega Therion" e l'innovazione e la provocazione di "Into the Pandemonium" si rimanga soddisfatti da una ciofeca come "Cold Lake". A quanto pare qualcuno c'ha voluto vedere anche un intento parodico, ma, per come vedo io la musica, non apprezzo assolutamente queste istanze comiche - l'unico che non me le fa pesare è Devin Townsend, e non ci riesce neanche sempre. Quindi mi viene da considerare "Vanity/Nemesis" come un parziale ritorno alla genialità, all'originalità e alla voglia di sperimentazione dei Celtic Frost. In conclusione penso gli darei 75 ma per ora aspetto a votare. |
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2
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siiiiiiiiiiiiii!!! finalmente si rivaluta un album che ai tempi fu preso a carciofate...e che non lo meritava! sono passati più di 20 anni.. ma giustizia è fatta!! grazie Elena ! parere personale. Cold Lake non era scialbo,ma diverso...e spiazzante come tutto quello uscito dal Genio di Tom. G. Fisher. |
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Un grandissimo disco Thrash, heavy metal . Spiccano brani quali Wine in My Hand (Third From the Sun) - . ''Wings of Solitude MERAVIGLIOSA È L'UNICO AGGETTIVO'' - . The Name of My Bride .Ma tutte le songs sono dei veri Capolavori, ne cito altre, The Restless Seas - A Kiss or a Whisper. Ron Marks, chitarrista aggiunge un tocco di classe all'album. La produzione è superlativa. "FANTASTICA"! la copertina, VOTO: 97/100. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Heart Beneath 2. Wine in My Hand (Third From the Sun) 3. Wings of Solitude 4. The Name of My Bride 5. This Island Earth 6. The Restless Seas 7. Phallic Tantrum 8. A Kiss or a Whisper 9. Vanity 10. Nemesis 11. Heroes
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Line Up
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Tom G. Warrior (Voce, chitarra) Curt Victor Bryant (Chitarra, basso) Ron Marks (Chitarra) Martin E. Ain (Basso aggiuntivo, backing vocals) Steve Priestly (Batteria)
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RECENSIONI |
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