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11/01/25
SMOKING FIELDS + EN.MA + LIFE IN BETWEEN
CENTRALE 66, VIA NICOLÒ DELL’ABATE N.66 - MODENA
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EPICUS, ITALICUS, METALLICUS - Breve cronologia dell'epic italiano
21/07/2010 (5750 letture)
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Ascolti l’epic metal? Sì, a me piacciono i Rhapsody!. Questa è la risposta che tante volte ho ottenuto; e, nulla contro la band in questione, ogni volta mi si è gelato il sangue nelle vene. Non che la classificazione settaria e settoriale sia encomiabile, certo; ma quel minimo di onestà storica direi che è necessario. È accaduto che, in Italia, dopo il boom del power metal, ci si sia riempiti la bocca di parole e definizioni senza verificarle, generando confusione e, per certi versi, ingiustizie.
Qui -e lo dico ora per non dirlo più- si parla di Epic Metal Italiano, e per una volta consentitemi le maiuscole; non di power, non di doom, non di “semplice” heavy, ma di quelle band che sono state influenzate da Manowar, Manilla Road e compagnia cantante. Se forse non si può parlare di una vera e propria scena, sicuramente però parliamo di un corpus di influenze cresciuto nel tempo, in modo che gli ultimi arrivati fossero sempre l’evoluzione delle influenze classiche e del percorso già tracciato da chi li precedeva.
DARK QUARTERER
Parlando di percorsi, la storia dei Dark Quarterer è una piccola leggenda italiana, di quelle da tramandare attraverso le epoche. La band nasce a Piombino nel 1974, e si spacca le ossa sulle cover per un bel po’ di anni, imparando a declinare heavy e progressive in ogni loro forma. Dopo aver cambiato nome (prima erano noti come Omega Erre), pubblicano nel 1987 e nel 1988 due autentiche bombe, Dark Quarterer e The Etruscan Prophecy. L’album di esordio si apriva con Red Hot Gloves, che vi proponiamo subito, per rompere il ghiaccio, in questa registrazione del 1984 di alto valore storico.
La formazione originale (Gianni Nepi - voce e basso, Fulberto Serena - chitarra, Paolo Ninci - batteria) è tra i combo di maggior qualità visti in Italia negli anni, in grado di attirarsi le simpatie dei critici di mezza Europa, tanto che si parlò di epic/progressive, un’inedita commistione di generi. Nel primo album come nel secondo troviamo, come marchio di fabbrica della band, brani dal sapore spiccatamente epico, ma con tessuti e strutture dilatati intorno ai nove minuti. Scegliere un brano per album è difficile e crudele, perciò spero che colmiate le lacune che un articolo del genere giocoforza ha; e, se dovete essere invogliati alla cerca, spero che Devil Stroke, da The Etruscan Prophecy, vi convinca!
Però, quando le cose sembravano andare per il meglio, fu crisi: Fulberto Serena lasciò la band, pare da un giorno all’altro (è poi ricomparso due anni fa con gli Etrusgrave, autori di un ottimo disco di epic classico), e per i Dark Quarterer seguirono due anni di stop per trovare un sostituto. Quando Sandro Tersetti si rivelò essere la persona più adatta per colmare un vuoto così importante, può ricominciare la scalata. E c’è un’occasione speciale da ricordare: guardate un po’ qua.
Il brano è Out of Line, la trasmissione è il Festival degli Sconosciuti di Ariccia, patrocinato da Rita Pavone e trasmesso da RaiDue (non sto scherzando, guardate il logo in basso a destra!) - giusto per ricordare il tempo felice in cui la televisione era più che guardabile, e un gruppo metal poteva prendersi i complimenti di Marco Columbro. Dopo questa fortunata esibizione, il gruppo viene contattato da un’etichetta tedesca e, nel 1995, pubblica finalmente il suo terzo disco, War Tears. Ma, nonostante le vendite discrete, la label in questione (Inline Music) scompare senza lasciar tracce: cominciano da qui una serie di peripezie (compreso un altro cambio di chitarrista) che finiranno solo nel 2002, quando finalmente Andromeda Relics pubblica Violence, che forse segna il salto dall’epic al progressive vero e proprio. È storia recentissima la pubblicazione di Symbols per My Graveyard Productions e di un dvd celebrativo, tributo doveroso a una delle più grandi band del metal italiano.
STRANA OFFICINA
Un'altra storia lunga, magica e, purtroppo, tragica. La band nasce a Livorno (ma che c’è nell’aria da quelle parti? Essenza di metal?) negli anni settanta, e la formazione, dopo qualche aggiustamento si presenta così: alla voce “Bud” Ancillotti, alle chitarre Fabio Cappanera e Marcello Masi, al basso Enzo Mascolo e alla batteria Roberto Cappanera, fratello di Fabio. Dopo aver suonato al mitico Rock in a Hard Place di Certaldo (1983, con Vanexa, Death SS e altri nomi emergenti della NWOIHM), nel 1984 pubblicano l’EP Strana Officina. Il metal dalle strutture epiche si sposava ad un cantato in italiano che rasentava l’eccellenza, come si vede in questa bellissima Luna Nera.
In seguito, Marcello Masi lascia la band (morirà purtroppo nel 2002, dopo una militanza nei Bud Tribe), e il trademark del cantato in italiano viene abbandonato in favore dell’inglese. Rock’n’Roll Prisoners, primo full-length, arriva nel 1989 (per Metalmasters), ma nulla poteva far presagire la tragedia. Nel 1993 i fratelli Cappanera muoiono in un incidente stradale, e tutto il metal italiano si commuove, anche perché sembra la fine per la band. Ma -e questo mi fa commuovere ogni volta che ci ripenso- Rolandoe Dario Cappanera, figlio e nipote di Roberto, prendono il loro posto (rispettivamente come chitarrista e batterista) per un tour commemorativo che dura fino al 1995. La band si scioglie, ma la gloria è ancora tutta da scoprire: nel 2006 la riformata Strana Officina suona da headliner nella seconda giornata del Gods of Metal, tutta dedicata al metal italiano (bell’idea, rifacciamolo una volta di queste...), e in questo 2010 arriva anche un nuovo album, il primo senza i fratelli fondatori (Rising to the Call, preceduto da una compilation con inediti e dalla ristampa di tutti i lavori precedenti).
ROSAE CRUCIS
Pur non raggiungendo l’aura mitica delle due band precedenti, i Rosae Crucis hanno saputo far parlare di sé grazie ad una caratteristica spesso snobbata: il cantato in italiano. Formati nel 1990, pubblicano il primo demo, Il Re del Mondo, nel 1992, che li porta ad una notorietà underground di tutto rispetto. Dopo cambi di formazione (specialmente al basso) e un’intensa attività live, tra 1997 e 1998 arriva il secondo demo, Fede Potere Vendetta. Ma, se qualcosa possiamo rimproverare alla band romana, è l’aver poi ceduto alle pressioni di chi non credeva nel progetto, spingendosi a cantare in inglese su richiesta dei discografici. All’inizio questa scelta porta alla realizzazione di un terzo demo, Bran Mak Morn, e al sospiratissimo primo full-length, Worms of the Earth. I brani, seppur formalmente ineccepibili e, anzi, molto coinvolgenti, scontano un’espressività eccessivamente compressa e una pronuncia buona ma non perfetta (tallone d’achille di quasi tutte le band che non cantano nella loro lingua madre).
Nel frattempo i Rosae Crucis aggiungono al loro curriculum date dal vivo con il gotha dell’epic (Manilla Road e Virgin Steele bastano?), finchè non arriva la chiamata giusta: è quella della Jolly Rogers Records, che propone alla band di reincidere i primi due storici demo. Arrivano così Il Re del Mondo e Fede Potere Vendetta, con tracklist ampliate e un rinnovato vigore sonoro: puro metallo epico, senza possibilità di replica.
A tratti la formula funziona, a tratti meno (qualche verso è compresso in metriche non sue): ma la strada è quella giusta, nel nome del metallo italiano.
WOTAN
I miei preferiti, senza dubbio. Guidati dal talentuoso vocalist Vanni Ceni, questi quattro milanesi hanno incarnato come e più degli altri lo spirito dell’epic metal, ancor prima che il suono. In due soli album, oltretutto. Prima di pubblicare l’esordio, Carmina Barbarica, la band come da tradizione si fa un nome suonando dal vivo, attirando l’attenzione dei fan europei oltre che italiani (anzi, spesso è maggiore la risposta fuori dai confini nazionali: nemo propheta in patria, no?), ma è il full-length di cui sopra a lanciarli definitivamente come promessa e realtà dell’epic metal. Il suono è compatto e tipicamente manowariano, con midtempo cadenzatissimi, melodie imponenti e uno stile vocale con vibrato molto veloce che richiama il David DeFeis di Noble Savage, e i brani, che parlano di battaglie da tempi lontani, lasciano il segno.
Il secondo full-length, Epos (programmatico sin dal titolo), sa di consacrazione, per due motivi. Il primo è il segno di maturità stilistica offerto dalla Chanson de Roland, ottimo brano lungo quindici minuti; il secondo è la collaborazione di Ross The Boss, ex chitarrista dei Manowar, che presta la sua chitarra per Revelation (qui proposta live al Keep it True 2006).
Ad ottobre uscità il nuovo EP, ancora senza titolo, preludio al terzo album della band, Songs of Nibelungs, che con ogni probabilità consoliderà lo status di una band epic fino al midollo.
DOOMSWORD
Altra band lombarda, altro caposaldo dell’epic italiano. Anzi, in tutta onestà va detto che i DoomSword hanno uno status assai superiore rispetto ai “cugini” Wotan, forti come sono di quattro full-lengths acclamati dalla critica europea. La loro vicenda è un po’ differente rispetto a quelle viste finora, trattandosi di una band che si è fatta conoscere tramite i demo e ottenendo così un contratto con Underground Symphony per pubblicare il primo album, DoomSword. Siamo nel 1999, ma qualche rimpasto di formazione rallenta la band fino al 2002: un altro demo porta ad un contratto con Dragonheart Records e alla pubblicazione di Resound the Horn, disco apprezzatissimo da pubblico e critica, che porta la band a…suonare il primo concerto! All’inizio l’idea era quella di non suonare dal vivo, ma, come la band stessa racconta, è arrivata un’offerta che non si poteva rifiutare: aprire per i Manilla Road, più volte evocati nel corso di questo articolo. Da lì in poi, è tutta gloria per i varesini: l’anno successivo arriva Let Battle Commence, che conferma le grandi qualità del combo italico. Giudicate voi stessi.
La componente doom lotta con quella epic, e la risultante è un suono densissimo e stratificato, un incedere inarrestabile di potenza e maestosità. Negli anni successivi, tour con Falconer e Battleroar e show di supporto a Omen e Virgin Steele testimoniano l’ingresso dei DoomSword nell’Olimpo del metallo epico, e il quarto studio album, My Name Will Live On è l’ennesima conferma delle qualità di un patrimonio della nostra musica. In questo brano, Once Glorious, c’è da notare la performance come guest vocalist di Vittorio Ballerio degli Adramelch, altro pilastro del metal italiano.
Ancora non si hanno notizie su un quinto album, ma l’attesa è trepidante: dove possono arrivare i DoomSword?
TUTTO QUI?
No, non è tutto qui, tranquilli! Altre band meritano una citazione, ma preferisco trattarle più in breve e non annoiarvi con fiumi di parole.
Degli Etrusgrave di Fulberto Serena e del loro Masters of Fate già si è detto, seppur in breve, e dispiace non avere più notizie su questo interessante progetto.
I sardi Holy Martyr, sotto Dragonheart come i DoomSword, hanno pubblicato due album, Still at War e Hellenic Warrior Spirit, che hanno ricevuto un’accoglienza mista ma tutto sommato positive. Da tenere d’occhio in futuro, possono far vedere ottime cose.
Gli Assedium sono un rimpianto, dato che si sono sciolti dopo due buoni album, Rise of the Warlords e Fighting for the Flame; alcuni membri della band sono comunque attivi nel progetto Axevyper.
In questo 2010 è uscito Sons of Steel dei Darking dell’ex Domine Agostino Carpo, e, anche se il disco non ha fatto gridare al miracolo, le premesse sono molto buone.
I Dragonia sono un progetto che affonda le sue radici nel vivo del metal toscano (e avrete capito come quell’area sia particolarmente feconda), e il loro esordio sulla lunga distanza, Blood, Will and Soul, autoprodotto (ed è incredibile, perché dovrebbero avere un contratto importante, per quanto valgono), si fa piacere senza problemi, grazie a tentativi di commistioni per allargare gli orizzonti dell’epic.
Andando a scavare nella leggenda, gli Xipe (da non confondere con gli Xipe Totec) non erano niente male, ma non so quanti se ne ricordino oggi. Del loro heavy serrato, solido ed epico rimane testimonianza solo sul loro sito ufficiale, dove si possono scaricare alcuni brani dai loro lavori di metà anni ottanta.
Per concludere, menzione d’onore per i veterani romani Martiria, autori di tre album tra 2004 e 2008 e protagonisti di live in giro per la penisola con altri nomi di rilievo del genere (erano, per esempio, al Play it Loud III, davanti a Wotan).
Temo di non aver esaurito lo scibile, ma spero di aver reso l’idea, perlomeno, di una scena magari disomogenea nel tempo e nello spazio ma comunque presente e viva, e di aver attirato l’attenzione di chi queste band non le conosceva. Anche perché, dispiace dirlo, ma all’estero continuano a vederci come powermetallari eternamente intenti a sognare di troll e nani, e sarebbe anche ora di sdoganarci da un’immagine non veritiera. Da dove cominciare? Dalle eccellenze nostrane, che vanno supportate. Stay metal, stay epic, ma soprattutto stay italian.
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Bellissimo L'ARTICOLO. |
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La risposta è stata data qualche commento più sotto |
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ma gli adramelch??? non sono considerati epic?? |
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Bell'articolo. Rivendico la paternità del titolo, motto da me creato che ha vinto concorso bandito dai Rosae Crucis ed è stato utilizzato all'interno di un loro booklet. |
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Hail and Kill a tutti! Penso che l'epic metal italiico sia di quanto meglio esista al mondo. Eccellente come il vecchio epic statunitense, meglio 10.000 volte del power metal, anche quello nostrano, eccellente pure qll (Rhapsody e Domine). |
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Grazie a te del contributo. Stay heavy. |
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Si beh, era solamente una battuta un po' campanilistica (sono della mia terra!) Ok, non sapevo fosse considerata così ma in ogni caso ciò non inficia l'indubbio valore dell'articolo. Ho scoperto un paio di anni fa grazie ad un mio amico i DQ e devo dire che sono fenomenali. Saluti, Lore |
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Questa osservazione mi è già stata mossa in privato, e rispondo allo stesso modo: storicamente si considera la Strana Officina nel novero delle band epic metal italiane, e quindi per raccordo con la tradizione è stata inserita. Secondo me ci può stare, ma è in effetti il nome più di confine nell'articolo. Quanto agli Ancestral, sono più un gruppo power, a memoria mia. Grazie dei complimenti |
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Scusate, ma la Strana Officina cosa c'entra? E' la mia band italiana preferita ma non mi sentirei di annoverarla nel campo dell'epic...e allora a sto punto tiriamo dentro anche gli Ancestral!!!! Saluti a tutti e complimenti per l'articolo. |
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No, no, frena: i ManowaR hanno sempre fatto Epic Metal, in ogni loro disco. I Domine sono famosi per essere una band POWER. I Rhapsody idem. C'è una differenza notevole tra una band epic che sconfina nel power e una power che sconfina nell'epic, e il criterio che ti ho detto prima mi ha portato a questa scelta. Se mettevo i Domine, dovevo mettere a effetto domino un sacco di altre band (per coerenza), e a quel punto andava a puttane il mio intento, che era quello di parlare della scena EPIC punto. Io non ho applicato un punto di vista al mio articolo, ma un criterio "scientifico". |
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Perdonami Filippo, con tutto il rispetto, non sono assolutamente daccordo con te sul discorso DOMINE. La domanda è che cosa intendete per EPIC? Perchè allora nemmeno i MANOWAR degli ultimi dischi sono Epic, sono metal con testi epici, non capisco. Leggo commenti che parlano dei Rhapsody come Epic, e hanno ragione anche loro. ripeto, cosa si intende per EPIC METAL? Perchè se per Epic si intende le band che citi nell'articolo sono daccordo a metà (secondo il mio punto di vista dell'Epic) =) Comunque se i Domine non hanno atmosfere più che Epic, allora siamo proprio messi male... o semplicemente la definizione della parola EPIC è troppo "grande" per essere applicata al metal... credo io =) |
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Grazie mille. Io personalmente sono un classificatore, nei limiti del ragionevole. Meglio un sottogenere in più che uno in meno, purché sia frutto di una distinzione sensata. |
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A me fa sempre un po specie la "guerra delle definizioni"...voglio dire, ho sentito moltissima gente definire epic perfino i Rhapsody..un fan degli Omen potrebbe inorridire ma in effetti un po "epici" i Rhapsody lo sono!! La questione e' come si intendono le parolee intendiamo "epico" come semplice aggettivo puo' andare bene anche per "sunday bloody sunday"degli U2...se invece lo consideriamo nel suo valore nominale volto a definire una scena tutto cambia...come dire che quando è nato l'epic QUELLO era inteso come epico e quindi solo gruppi affini a quelle sonorita' sono in effetti "epic". Facciamo lo stesso col terimine "cantautore" al quale associamo necessariamente solo gente tipo De Andre, De Gregori o Dalla..quando invece, per quanto faccia venire i brividi, LETTERALMENTE puo esserlo considerato anche Antonacci!!...ma sono solo elucubrazioni..complimenti per l'articolo invece! |
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Ma siccome non si possono considerare una band epic a tutti gli effetti (anzi: praticamente per nulla), e data l'introduzione che -sono certo- hai letto con grande attenzione, ho voluto privilegiare l'essenza rispetto alla quantità, e dunque non fare una scelta comprensiva ma restrittiva. è tutto ben spiegato nell'articolo, ora che lo rileggo. |
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Il primo album dei Domine non è affatto power metal, al massimo lo sono quelli successivi (sebbene distanti dalla concezione classica del power metal) con l'entrata di un tastierista fisso. "Champion Eternal" è un album che più epico non si può, una menzione anche per loro ci voleva eccome a mio parere |
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Penso che i Domine siano una band di power metal, e che quindi non ci azzecchino nulla con l'articolo. Una grande band, in ogni caso! |
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Ciao a tutti =) Filippo, solo un appunto, non ti sembra che stai dimenticando i DOMINE? Dico, sono una band che suona Epic Metal a la Manilla Road fin dagli anni 80, e non possono essere dimenticati nell'attualità con tutti i loro dischi, e sopratutto prima di DOOMSWORD, WOTAN, ecc loro c'erano già Cosa ne pensi? |
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Caro Maurilio, credo che la tua considerazione sui Rosae Crucis sia esatta, e che possa ben applicarsi ad altre realtà (purtroppo) |
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Complimenti per l´articolo e soprattutto per il supporto video che permette di farsi un´idea di queste band. A parte la Strana Officina,che conoscevo, mi hanno colpito molto i Rosae Crucis con la canzone Fede,potere,vendetta. Io penso che una band cosí se fosse nata in Germania o nel nord Europa avrebbe avuto ben altre possibilitá. Bel video e bella canzone. |
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..ed è lì che devi considerare la componente stilistica, perché Manilla Road, Manowar, Virgin Steele, Omen, Cirith Ungol non possono essere considerate altro se non band epic metal (così come le band dell'articolo). |
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Si,ma a me la parola "epico" viene in mente anche per band come Immortal,Iron Maiden,Blind Guardian,Finntroll,Equilibrium e mille altre...band che con questo genere non c'entrano 'na cippa |
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Ciao Michele, tocchi un tasto dolente riaprendo un'annosa polemica. è vero che epic e heavy sono molto simili, ma qualche distinzione si può fare. Spesso trovi ritmi sostenuti, cori o comunque melodie più pronunciate e meno legate all'hard rock rispetto all'heavy tradizionale. Molti cantanti hanno voci più acute, usano un registro diverso, un vibrato più marcato e così via. Cioè, se senti un gruppo epic, è proprio "epico" la prima parola che ti viene in mente. |
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Sono un ragazzo di 15 anni appena,e non ho ancora capito che differenza c'è fra l'Epic Metal e il normale Heavy,a parte i testi. Cioè,per me non esiste l'Epic Metal,ci sono le canzoni epiche,solo questo... |
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Ciao Gabriele, grazie del contributo. Non sono state considerate band senza full-length all'attivo, per chiarezza espositiva, nonostante io senta molte demo di qualità. Prodigal Sons, Atreides e Kryuhm mi piacciono molto, e mi è quasi dispiaciuto non inserirli; ma bisogna essere i primi a rispettare le proprie regole, senza eccezioni per i propri favoriti. Lo stesso discorso vale per i Battle Ram, che seguo da molto tempo. I Savers sono stati esclusi per via della loro marcata componente power, mentre ridurre gli Adramelch a un gruppo epic mi è parso riduttivo (anche se li ho citati di sfuggita nell'articolo). Gli Icy Steel...mi hai fatto vergognare come un ladro, perché probabilmente si meritavano una citazione. Mi scuso anche con la band, ogni tanto la memoria fa cilecca pure a me! |
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Bell'articolo, ma qualche nome importante è stato purtroppo dimenticato. A mio parere molto importanti nella nostra scena, oltre a quelli già citati: Adramelch (attivi dagli anni '80, due album di cui il primo indispensabile, a breve ristampato), Icy Steel (gruppo attivo da una decina di anni, di cui uscirà a breve il secondo album, ottimo epic metal in the vein of Manowar vecchio stile), Savers (un solo album, ma molto bello, si sono recentemente riuniti, epic metal che più classico non si può), i Battle Ram (un solo EP, ma a breve debutteranno anche loro, epic metal sulla scia di Battleroar, Holy Martyr e così via). Le ultime certezze, con solo demo all'attivo ma da tenere d'occhio: Sons of Madness, Prodigal Sons (i Virgin Steele italiani?), Atreides (più sul metal classico, pur avendo tematiche epic), i Kryuhm (epic sulla scia dei primissimi DoomSword) e naturalmente i già citati Axevyper (album in uscita a settembre!). Comunque gli Etrusgrave sono al lavoro sul secondo album, probabilmente in uscita verso la fine dell'anno, e sempre molto attivi anche dal vivo (ultimamente con anche brani dei Dark Quarterer in scaletta!). |
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