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25/11/24
BURN KIT + RIGHT PROFILE
HEADBANGERS PUB, VIA TITO LIVIO 33A - MILANO
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MARDUK + GRAVE - Circolo Colony, Brescia, 14/12/2013
19/12/2013 (3510 letture)
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In questo freddo sabato di Dicembre, il tour dei Marduk, intenti a celebrare sia il violentissimo e acclamato Panzer Division Marduk che l'intramontabile capolavoro Those of the Unlight, entrambi proposti nella loro interezza, sbarca nel Nord Italia per una data al Colony di Brescia, insieme ai colossali deathster svedesi Grave. Ci racconta la serata Nicolò "Nicko" Brambilla.
CRITICAL SOLUTION Aprono la serata i norvegesi Critical Solution, che propongono una trentina di minuti di heavy/thrash dalle evidenti influenze classiche dal metal britannico ottantiano, con richiami a Motorhead e Mercyful Fate (questi ultimi tributati con una cover di Evil – ma senza falsetto), opportunamente svecchiate in una proposta più thrash, vicina alle sonorità della bay area, come Death Angel, Testament e, certamente più di tutti Metallica. La somiglianza della voce del singer a quella di Hetfield (imitato anche nella postura, nelle movenze e nell'ESP Explorer bianca) sfocia quasi nell'imitazione, ed anche i pezzi non stupiscono per personalità o efficacia, ma i suoni calibrati mettono in risalto i riff e i groove tipicamente thrash-oriented, e le melodie di estrazione classica.
VALKYRJA Gli svedesi Valkyrja propongono invece qualcosa di più aderente alla locandina del tour, ossia un ispirato black metal svedese che, pur mettendo le proprie radici nel classico sound black nazionale, con richiami ai primi Marduk, ai Dark Funeral, e per alcuni aspetti (soprattutto la componente melodica) ai Dissection e simili. Il plotter musicale è però rivisitato in chiave più moderna, sicuramente sulla scia dei Watain, con l'aggiunta di importanti parti oscure/atmosferiche a strutture piuttosto lineari e dirette, che non mancano di rallentamenti molto riusciti. Ottimi i riff e le soluzioni ritmiche, anche le linee vocali fanno facilmente presa, benché la voce del singer sia decisamente sottotono rispetto al complesso del gruppo, piuttosto smorzata, tanto da dove essere alzata più volte durante l'esibizione. Per il resto, un set solido e convincente.
DEATH WOLF Il terzo gruppo è il side project del chitarrista e fondatore dei Marduk, Morgan, il quale ha evidentemente deciso di sfogare le proprie influenze horror punk suonando il basso in questo ensamble, che fonde sonorità metal piuttosto oscure ed abrasive a stilemi più punk oriented. Questi Death Wolf sono infatti la progenie del primo progetto di Morgan, i Devil's Whorehouse, nati inizialmente come cover band di Misfits e Sahmain. Con una voce intensa e d'impatto, i quattro conducono uno show aggressivo e divertente, con sonorità un po' inusuali ma ben studiate, anche se la struttura piuttosto semplice e ripetitiva dei pezzi (peraltro piuttosto brevi, come eredità del background punk) denota una fecondità di idee relativamente limitata. I pezzi veloci e thrashosi sono stati decisamente i migliori del set.
GRAVE I leggendari deathster svedesi Grave rappresentano una band di supporto assolutamente eccezionale, che tiene fede alla promessa fatta dalla fama stessa che accompagna il loro monicker. Lo storico frontman e chitarrista Ola Lingren e i suoi compagni fanno il loro ingresso sul palco sulle note dell'intro Dystopia, e proseguono con Amongst Marble and the Dead, l'opener del più recente lavoro in studio Endless Processions of Souls. Il quartetto mostra subito una compattezza invidiabile, ed è favorito da suoni ottimamente equilibrati, giacché le frequenze basse hanno pieno impatto e le ronzanti chitarre fendono l'aria sui riff inconfondibili del gruppo. La setlist alterna alcuni pezzi dell'ultimo album ad acclamati estratti dai classici della lunga carriera dei Grave, che conta ben 10 full-length. Dal secondo album, il masterpiece You'll Never See…, estraggono l'immancabile Christ(in)sanity e la titletrack, tanto carica di groove da scatenare un moshpit violento tra i (purtroppo) non numerosi astanti. Dallo storico album di debutto, ottime canzoni quali Hating Life e un'inattesa Extremely Rotten Flesh sono chiamate a riportare in auge l'atmosfera densa e carnale del death metal svedese dei suoi anni d'oro, con riff sinistri e zanzarosi, il gutturale catarroso ed abrasivo di Ola, crash e ride violentati su pattern ritmici intensi e serrati. Molto convincente anche il singolo Morbid Ascent, estratto dall'omonimo EP uscito quest'anno, dal quale il tour prende il nome. In conclusione, una più classica Here I Die e l'immancabile Into The Grave, che assicura la violenza più assoluta e contagiosa nelle prime file davanti al palco del Colony. Prestazione eccellente!
MARDUK I Marduk fanno il loro ingresso su un palco allestito con tanto di reti mimetiche militari sulle spie e gigantografie del logo del lupo a campeggiare sui lati del palco, accompagnati dall'azzeccata registrazione di aerei da guerra e bombardamenti, che preparano l'atmosfera per la violentissima apertura con Panzer Division Marduk, eseguito nella sua interezza per la prima parte del set. Questo non può che significare una micidiale carneficina, tanto che già le battute iniziali dell'esibizione sono di un'intensità travolgente: la titletrack-opener, come al solito suonata al cardiopalma, lascia subito allibiti tutti i fan, in coppia con la successiva Baptism by Fire e con i suoi drum patterns spasmodici, resi ottimamente dal nuovissimo batterista. Headbanging e cori si sprecano, così come su Christraping Black Metal, probabilmente il migliore esempio chitarristico tra gli estratti dell'album. Il tiro viene conservato pienamente lungo tutto il set, nonostante le velocità costantemente elevatissime. I suoni sono ben calibrati, anche se avrei personalmente optato per volumi più alti, soprattutto per quanto riguarda la batteria (e d'altra parte, l'assenza di un muro sonoro chitarristico è a volte un limite esecutivo, benché anche il solo Morgan sopperisca perfettamente al ruolo). Anche Mortuus dimostra ancora una volta di essere un valido sostituto e di adattarsi alle linee vocali di Legion, dando il meglio di sé su pezzi come Beast of Prey e Bloddawn. Dopo 30 minuti di assalto intensissimo, i Marduk si preparano alla parte secondo me più interessante dello show, ossia il set di Those of the Unlight, suonato interamente per celebrare il suo ventenario. Rispetto al velocissimo e impietoso Panzer Division Marduk, il classico del 1993 rappresenta una pietra miliare del black metal classico, ricco di ispirazione, melodia e pezzi ben strutturati, nonché una tensione forse meno soffocante, ma decisamente più oscura. Pezzi come Darkness Breeds Immortality e Those of the Unlight sono davvero coinvolgenti, e giocano la propria arma vincente in una coesione musicale inscalfibile e una varietà ritmica e strutturale (quasi totalmente assente in Panzer Division Marduk) che conquista rapidamente tutti i presenti, che acclamano a gran voce pezzo per pezzo, tra cui l'assolutamente immancabile Wolves, di solito posta come closer degli show del quartetto svedese, ma qui proposta nelle fasi centrali, fedele alla tracklist originale del disco. Tra i picchi assoluti dello show vi sono le successive On Darkened Wings, altro cavallo di battaglia dei blackster sul palco, e Burn My Coffin, che mostrano anche la disinvoltura della formazione nei passaggi più tetri e nei rallentamenti scanditi dal basso di Devo. Non mancano anche di proporre la tape di Echoes from the Past, che rappresenta una sorta di pausa (come da album), prima della conclusiva Stone Stands Its Silent Vigil, al termine della quale i Marduk lasciano freddamente il palco, come da loro solito senza saluti né cenni al pubblico.
SETLIST MARDUK Set 1:Panzer Division Marduk- Panzer Division Marduk Baptism by Fire Christraping Black Metal Scorched Earth Beast of Prey Blooddawn 502 Fistfucking God's Planet -Set 2:Those of the Unlight- Darkness Breeds Immortality Those of the Unlight Wolves On Darkened Wings Burn My Coffin A Sculpture of the Night Echoes From the Past Stone Stands Its Silent Vigil
CONCLUSIONI Il bilancio della serata è assolutamente positivo; tralasciando alcuni opening acts meno azzeccati, e lodando invece i talentuosi Valkyrja, i Grave hanno conquistato a mani basse il pit del Colony, mentre i Marduk hanno proposto uno show imperdibile, il migliore tra i tre che ho avuto modo di vedere, soprattutto per la scaletta unica proposta. Nonostante qualche rammarico per l'afflusso non esattamente all'altezza delle aspettative, lo show offerto dai gruppi principali non è suscettibile di alcuna critica, ma è stato anzi intenso ed esaltante.
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4
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Visto il tour a Lubiana. In una parola imperdibile per i concerti di Grave e Marduk. I Marduk raggiungono il culmine col trittico: Wolves, On Darkened Wings e Burn my Coffin (la parte Panzer Division non mi ha esaltato, anche perché non sono un fan del disco). Orgasmico. |
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3
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Tranquilli, l'Italia per quel che riguarda la musica -e tutto il resto- s'è già ampiamente sputtanata da sola, non servono certo i Grave. Che, tra parentesi, avevano ragione a incazzarsi. |
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2
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@ quel mona che sbatte la porta: cazzo mi hai ricordato mia nonna era di Gorizia e apostrofava come mona i cretini che gli capitavano a tiro |
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1
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strano... i grave non hanno ancora fatto comunicati o commenti dove infamano l'italia |
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